FLORIBERT BWANA CHUI

CHI ERA FLORIBERT BWANA CHUI

«Mi viene in mente la testimonianza di un giovane come voi, Floribert: a soli ventisei anni, venne ucciso a Goma per aver bloccato il passaggio di generi alimentari deteriorati, che avrebbero danneggiato la salute della gente. Poteva lasciare andare, non lo avrebbero scoperto e ci avrebbe pure guadagnato. Ma, in quanto cristiano, pregò, pensò agli altri e scelse di essere onesto, dicendo no alla sporcizia della corruzione. Questo è mantenere non solo le mani pulite, ma il cuore pulito». Così Papa Francesco ha parlato di Floribert Bwana Chui, di fronte a migliaia di giovani radunati nello stadio di Kinshasa il 2 febbraio 2023, durante il suo viaggio nella Repubblica Democratica del Congo. Chi era questo giovane della Comunità di Sant’Egidio, ucciso nel luglio 2007 per avere resistito ad un tentativo di corruzione e indicato come esempio di libertà dalla dittatura del denaro?

GOMA, IN CONGO: UNA CITTA' CHE NON CONOSCE PACE

Nato il 13 giugno 1981 a Goma, capoluogo del Kivu, nell’Est del Congo, Floribert vive in una regione che non conosce pace: una terra ricca, con una natura rigogliosa, ma politicamente complessa e travagliata, percorsa da un lungo e sanguinoso conflitto. Durante gli studi, che si concludono con una laurea in Giurisprudenza, incontra la Comunità di Sant’Egidio che lo porta a visitare i poveri, in particolare i maibobo – cioè i ragazzi di strada - come sono chiamati con disprezzo nell’area dei Grandi Laghi. Non erano così per Floribert, che voleva, attraverso la Scuola della Pace, farli studiare e aiutarli a diventare i congolesi del futuro. Va a lavorare a Kinshasa, all’Office Congolais de Contrôle, l’agenzia statale che si occupa di verificare la qualità delle merci che transitano nel paese, ma dopo questo periodo di formazione, in una capitale piena di opportunità, dove sarebbe potuto rimanere, decide di tornare nella sua Goma, dove c’erano i suoi amici, la sua fidanzata e i ragazzi di strada a cui era legato.
Uno di questi, Jonathan, lo aveva conosciuto perché, dopo essere salito su una barca a Bukavu, nel sud del Kivu, forse a causa di un litigio con i genitori, si era ritrovato da solo per la strada a Goma. Floribert non sapeva neanche la sua età precisa perché era senza documenti: l’iscrizione anagrafica in Congo è una procedura complicata e costosa. Tra i due però, pur tra molte difficoltà, nasce una profonda amicizia, tanto che Floribert, col suo stipendio di funzionario della dogana, si offre di pagargli gli studi.

Nelle testimonianze raccolte da don Francesco Tedeschi, prete della Comunità di Sant’Egidio, che di Floribert è stato amico e successivamente postulatore della sua causa di beatificazione, c’è anche quella di Jonathan. «Quando l’ho visto per la prima volta ho avuto paura. Era vestito bene, una persona così di solito non si avvicina ai ragazzi di strada, non rivolge loro la parola. E invece veniva dritto verso di me, quasi mi stesse cercando. Ho pensato ci fosse sotto qualcosa, che avesse intenzione di farmi del male. Stavo in guardia, dunque. Invece si mette a parlare e mi invita a quella che chiama la Scuola della Pace. Io non mi fidavo, non ci volevo andare, gliel’ho detto. Ma mi ha colpito la sua insistenza. È stata davvero una sorpresa! Non ero mica della sua famiglia, ma lui veniva a cercarmi, mi faceva delle domande, si preoccupava di me». Quando Jonathan gli chiede perché lo aiutasse, Floribert risponde: «Perché per Dio tutti sono uguali, hanno gli stessi diritti». Come Jonathan, tanti altri bambini e ragazzi di strada diventano suoi amici. Ma di Sant'Egidio ammira in modo particolare anche l'impegno per la pace, a partire da quella raggiunta per il Mozambico: "La Comunità - ama dire - mette tutti i popoli alla stessa tavola".

A Goma Floribert inizia a lavorare alla dogana al confine col Ruanda: un incarico di responsabilità in una frontiera calda, attraversata da eserciti di miliziani e ondate di rifugiati, ma anche da tante merci. Commissario alle Avarie, il suo lavoro consiste nel controllare la qualità delle derrate alimentari e segnalare eventuali violazioni: merci contraffatte, avariate e nocive per la salute. Entrato in servizio nell’aprile del 2007, deve subito affrontare chi vuole far passare merci avariate e tenta di corromperlo con ogni mezzo: iniziano a offrirgli mille dollari, poi duemila e ancora di più. Ma lui risponde “no”, un “no” che non poteva essere comprato. Pensa ai suoi bambini di strada e si chiede: «È pericoloso, per la vita della gente, autorizzare la commercializzazione di generi alimentari già scaduti?». Con fermezza confida a un’amica, suor Jeanne-Cécile Nyamungu, medico chirurgo all’Ospedale di Goma: «Il denaro presto sparirà. E invece, le persone che dovessero consumare quei prodotti, cosa sarebbe mai di loro? Se accetto questo denaro, vivo nel Cristo? Vivo per Cristo? Come cristiano non posso permettere che si sacrifichi la vita della gente. È meglio morire piuttosto che accettare quei soldi».
Si arriva così al terribile sabato 7 luglio 2007, quando Floribert viene rapito mentre esce da un negozio e costretto a salire su una vettura. I tentativi di ricerca non sortiscono effetti. Due giorni dopo, a mezzogiorno, viene ritrovato senza vita da un motociclista. Il suo corpo porta i segni delle percosse e delle torture subite nelle ore di prigionia. L’autopsia dirà che è morto l’8 luglio, il giorno che ora è diventato la sua festa nel calendario della Chiesa.

MARTIRE DELLA CORRUZIONE: IL 15 GIUGNO 2025 LA BEATIFICAZIONE

Di corruzione si può morire. La storia di Floribert lo testimonia, ma ci dice anche che si può resistere al male e aprire la via alla speranza di un futuro che viene spesso negato ai giovani in Africa. Nella sua introduzione a Il prezzo di due mani pulite, di Francesco De Palma - il primo libro sulla vita di Floribert Bwana Chui, uscito nel 2014 - Andrea Riccardi sottolinea la forza che la sconfitta degli uomini di pace e di fede lascia in eredità: «È una vicenda molto triste, che mostra la forza della corruzione e il clima di violenza. Ma è anche la storia della “forza debole” di un giovane che crede. Indica la via della Resurrezione dell’Africa, che comincia dai giovani e dai laici».

La fase diocesana del processo di beatificazione, aperta nel marzo del 2015, si conclude il 9 dicembre 2018. Il 25 novembre 2024, papa Francesco autorizza il Dicastero per le Cause dei Santi alla promulgazione del decreto di riconoscimento del martirio “in odio alla fede” di Floribert Bwana Chui avviando il processo di beatificazione.

Domenica 15 giugno 2025 viene proclamato beato con una celebrazione, alle 17.30 nella Basilica di San Paolo Fuori Le Mura, presieduta dal prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, il cardinale Marcello Semeraro, con la partecipazione della Comunità di Sant’Egidio, della Chiesa congolese, a partire dal vescovo di Goma, e di tanti fedeli che credono in un futuro di pace e di Resurrezione per l’Africa.

(Aggiornato il 5 giugno 2025)

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