In tanti mercoledì pomeriggio hanno assistito commossi alla testimonianza di Mathieu Dansoko, nella sede della Comunità di Sant'Egidio a piazza dei Consoli, a Roma
Questo evento aperto al quartiere, s'inserisce nel cammino di avvicinamento alla mostra "Naufragi e Approdi" a Venezia, promossa dai Laboratori d'Arte di Sant'Egidio per persone con disabilità, che racconta proprio di storie difficili di migrazione, talvolta tragiche, ma anche di speranza.
Quella raccontata è una storia di sofferenza e rinascita, che inizia nel 2012, nel suo Mali natale, devastato da un conflitto tra governo e ribelli. Mathieu, allora era un adolescente che viveva con la nonna e andava a scuola come molti altri ragazzi. Ma la guerra ha bussato in modo crudele alla sua porta il giorno in cui i ribelli incendiano la sua casa. "Tornando da scuola ho visto la casa avvolta dalle fiamme e ho capito che dovevo fuggire," ha raccontato con voce ferma.
Il suo percorso di fuga lo porta prima in Algeria e poi in Libia, dove la situazione si aggrava. "Senza documenti, sono stato arrestato e trattenuto nelle prigioni libiche" Un racconto di anni di lavori forzati, di percosse, di cibo scarso e malattie, fino a quando non viene caricato su un barcone diretto verso l'Europa da qualcuno che voleva liberarsi di lui.
La sua storia prende una svolta quando sbarca, stremato, a Lampedusa, dove finalmente riceve cure mediche e viene trasferito in un centro di accoglienza vicino a Roma. Qui, Mathieu incontra la Comunità di Sant'Egidio e inizia a studiare italiano, un passo fondamentale verso la sua integrazione. Nel suo racconto, la Scuola di Lingua e Cultura Italiana diventa un simbolo di speranza e una porta verso nuove opportunità.
Oggi Mathieu è un operaio specializzato e con la sua ditta fornisce sistemi di sicurezza in scuole e uffici pubblici. "Sono fiero di dire che, mentre tanti vedono noi migranti come un problema di sicurezza, oggi io sono colui che protegge la sicurezza degli italiani," ha affermato.
Ma la sua integrazione non è solo professionale. Grazie alla Comunità di Sant'Egidio, Mathieu ha trovato una famiglia e un senso di appartenenza. Ogni domenica aiuta a preparare cibo per circa 400 persone che vivono in strada e ogni due settimane aiuta a organizzare un “pranzo dell’Amicizia”.
La testimonianza di Mathieu ha concluso con un messaggio potente e universale: "L'Italia mi ha accolto ed ha saputo integrarmi. Questo è possibile quindi per tanti che arrivano come me, fuggendo da situazioni difficili!"
La storia svela come l'accoglienza e l'integrazione possano trasformare le vite, generando dignità e un futuro a chi è stato costretto a lasciare tutto alle spalle.