“Mai più”: così si disse quel 3 ottobre 2013, davanti al mare di Lampedusa dove persero la vita più di 360 persone, tra cui donne e bambini in fuga dalla guerra e dalla povertà. Dieci anni dopo, quel grido non è rimasto senza risposta. Da quella tragedia è germogliata una speranza concreta: i Corridoi Umanitari, nati dall’intuizione e dal lavoro della Comunità di Sant’Egidio insieme alla Conferenza Episcopale Italiana, alla Federazione delle Chiese Evangeliche e alla Tavola Valdese, in accordo con i Ministeri dell’Interno e degli Esteri.
A raccontarlo è Maria Quinto, responsabile dei Corridoi Umanitari dalla Libia e dal Libano, che quel giorno a Lampedusa c’era:
“È stata una tragedia immane. Ma abbiamo voluto dare un volto e un nome a chi era morto. Erano persone con una storia, con sogni di salvezza. Da lì abbiamo iniziato a cercare un modo sicuro e legale per farli arrivare in Europa. Così sono nati i Corridoi Umanitari”.
Da allora, oltre 9.000 profughi – più di 7.000 solo in Italia – hanno potuto raggiungere l’Europa in sicurezza, lontani dai trafficanti e dal rischio del mare. Uomini e donne, famiglie e bambini, che attraverso questo percorso hanno trovato non solo un rifugio, ma anche una nuova vita, fatta di accoglienza, studio, lavoro e integrazione.
Tra loro c’è anche Camilla, giovane siriana arrivata in Italia dal Libano con la sua famiglia:
“In Siria ho visto la guerra, poi in Libano abbiamo incontrato Maria che ci ha parlato dei corridoi umanitari. Dopo pochi giorni di preparazione siamo arrivati in Italia. Ho potuto finire l’università in archeologia e ora lavoro agli scavi. È stata una nuova opportunità di vita.”
Dietro ogni arrivo a Fiumicino c’è una festa, un abbraccio, un nuovo inizio.
Perché – come ricorda Papa Francesco – “i corridoi umanitari costruiscono una cultura della fraternità tra chi accoglie e chi viene accolto”.
E oggi, a distanza di anni, la promessa di Lampedusa continua a prendere forma, in ogni famiglia che rinasce, in ogni bambino che torna a scuola, in ogni persona che – grazie a un viaggio sicuro – ha potuto trasformare la speranza in vita.