Da tempo l’OMS ha attivato una task force dedicata alla cura dell’epilessia nei Paesi in via di sviluppo, dove si trova oltre l’80% dei malati, metà dei quali sono in Africa subsahariana. Quest’area vive un cambiamento epocale, in 20 anni la popolazione è raddoppiata, oggi ha 1,2 miliardi di abitanti, più della metà dei quali ha meno di 25 anni, e nei prossimi decenni la crescita demografica potrebbe continuare con lo stesso ritmo. Anche la prevalenza dell’epilessia potrebbe raddoppiare. Oggi si contano oltre 20 milioni di malati, in gran parte giovani: oltre il 70% di essi se ben curato avrebbe una vita normale. Purtroppo però la grande maggioranza dei malati non ha accesso alle cure.
“Mancano gli specialisti ma anche i farmaci e le strumentazioni per permettere al personale locale che formiamo di mettere in pratica quanto appreso:” racconta il neurologo Massimo Leone dell’Istituto Neurologico “Besta”, che dal 2005 opera in Africa col programma Disease Relief through Excellent and Advanced Means (DREAM), attivo da 20 anni nel continente. Nei centri DREAM, grazie alla collaborazione con l’Istituto neurologico milanese vengono erogate cure d’eccellenza. A questa iniziativa hanno aderito anche la SIN e la Fondazione Mariani.
Spiega Leone:
Nell’ africa subsahariana c’è un solo neurologo ogni 2,7 milioni di abitanti (in Italia ne abbiamo uno ogni 5mila abitanti). Non ci sono le risorse per avere i neurologi che occorrerebbero; nei centri di salute è raro perfino trovare medici. Chi segue i malati con epilessia è personale sanitario non laureato, i clinical officers, che devono far fronte anche a tutte le altre patologie dall’ HIV, alla TBC, a tutte le condizioni croniche; spesso senza mezzi adeguati, in pratica “lottano a mani nude.
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