Riportare la lotta all'AIDS in Africa al centro dell'attenzione internazionale per arrivare a una cura realizzabile: questo l'obiettivo del convegno, promosso dal programma Dream della Comunità di Sant'Egidio - che opera in Africa per la prevenzione del virus e la cura dei malati - in collaborazione con la Farnesina, il 24 gennaio a Roma, nell'aula dei gruppi parlamentari.
Sconfiggere l'Hiv in Africa, è possibile, ma solo se non abbasseremo la guardia: è il messaggio scaturito dagli interventi e dal dibattito tra gli operatori del programma DREAM, i ministri della salute provenienti dai Paesi africani in cui opera il progetto e alcuni rappresentati di istituzioni nazionali e internazionali.
Il Convegno si è aperto con i saluti istituzionali di mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia della Vita, che ha elogiato il programma DREAM come iniziativa esemplare in campo sanitario e ha ricordato come DREAM sia “un sogno che unisce, e che dimostra come ci si salva solo insieme”.
"Ci sono state storie di successo in questi ultimi anni per combattere l'Hiv, però questo non deve farci dimenticare che questo virus circola ancora e fa molte vittime. Ci sono quasi 40 milioni di ammalati di Hiv/Aids nel mondo e c'è una progressione nella diffusione non solo in Africa, ma anche fuori" - ha detto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio - "Dream ha superato il famoso doppio standard. Quando abbiamo iniziato nel 2002 in Mozambico sembrava impossibile portare le stesse cure che avevamo in Occidente anche in Africa", ha sottolineato, ricordando che "c'era un grande pregiudizio sugli africani".
"Dream ha invece dimostrato che è possibile vincere questa battaglia con il coinvolgimento delle persone, con la formazione
di tanti operatori nel mondo socio-sanitario in Africa e con il coinvolgimento delle stesse donne malate, che si sono impegnate
per aiutare le altre. Oggi migliaia di bambini nascono sani da madri sieropositive e le mamme continuano a vivere: questo è il nostro
più grande successo".
Anche il Ministro degli Esteri Italiano S.E. Antonio Tajani, ha indicato il programma come esempio di cooperazione positiva ricordando la necessità di “guardare all’Africa non con le lenti europee ma africane” e di gestire il problema della salute in Africa con "un impegno di tutti".
Il Ministro della Sanità della Repubblica del Malawi, S.E. Khumbize Kandodo Chiponda, e il Vice Ministro della Sanità della Repubblica del Kenya S.E. Harry Kimtai Kachuwai hanno evidenziato come il programma DREAM sia parte integrante del programma sanitario dei rispettivi Paesi per combattere l'HIV.
Le relazioni di alcuni responsabili del progetto DREAM, ne hanno ricordato la storia, i successi passati e le sfide future. Molte di queste sono legate alla necessità di nuovi investimenti. Il prof. Stefano Orlando ha ricordato che si è ha un bivio, e che, nonostante i grandi successi del programma, permangono alcune disuguaglianze tra e nei Paesi, soprattutto tra popolazione urbana e rurale. La dott.ssa Annamaria Doro ha sottolineato la necessità di rinforzare il sostegno psicologico di chi soffre lo stigma della malattia e di personalizzare il più possibile le cure, ricordando come i protagonisti della lotta all’HIV siano in primo luogo le persone. Il prof. Carlo Federico Perno ha dato risalto alla necessità di investire in nuovi farmaci e in nuove terapie, dato che il virus sta diventando più resistente ai vecchi trattamenti e che nuove malattie, oltre l’AIDS, stanno iniziando ad emergere. Infine, la dr. Abdul Majid Noorjehan, responsabile del Centro DREAM di Zimpeto, in Mozambico, ha evidenziato come servano modelli nuovi per affrontare le sfide sanitarie del futuro, che riguardano non solo l’Africa ma il mondo intero: “Le sfide sanitarie globali richiedono una risposta collettiva e solidale. Se ignoriamo il problema oggi, domani ne pagheremo tutti il prezzo”.
Il Direttore Esecutivo del “Global Fund to Fight HIV, TB and Malaria”, Peter Sands, ha ricordato come la lotta all’HIV sia stata possibile grazie ad uno sforzo collettivo mondiale, e che questa collaborazione è necessaria anche per il futuro, non solo per mantenere i risultati ottenuti ma anche per migliorare. A sua volta, il responsabile per il trattamento e la cura degli adulti nel Dipartimento dei programmi globali per l'HIV, l'epatite e le malattie sessualmente trasmissibili dell’OMS, dr. Marco Vitoria, ha sostenuto come una delle chiavi del successo del programma DREAM sia stato il coinvolgimento delle comunità, e di come la loro voce e il loro impegno siano essenziali per combattere le malattie.
Infine, c’è stata la testimonianza di Cacilda Isabel Massango, attivista e membro della “Associazione di pazienti HIV” del Mozambico, che ha ricordato la necessità di non abbassare la guardia nella lotta all’HIV, e che il rischio di tornare indietro è sempre presente. Questo convegno “apre una discussione insieme, africani, europei e organismi internazionali, per raggiungere possibili soluzioni, perché non siano vane le nostre conquiste per il diritto alla cura e perché ci sia ancora un futuro per me e per milioni di africani”.
Nelle sue conclusioni, il Presidente di Sant’Egidio ha ringraziato tutti coloro che hanno reso possibile il programma DREAM e che “mostreranno e continueranno a mostrare che curare è possibile, ma soprattutto guarire è possibile e vivere a lungo è possibile”.
La registrazione dell'incontro è disponibile sul canale YouTube di Sant'Egidio