"Non vi lasceremo soli". L'abbraccio di Roma alla Comunità ebraica nella marcia per il #16ottobre1943

 

 

Una piazza gremita di giovani, di anziani, di bambini, insieme nella diversità, ha scelto di non dimenticare le innocenti vittime della deportazione degli ebrei romani il 16 ottobre 1943 ad opera delle truppe nazifasciste. La marcia silenziosa promossa ogni anno dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Comunità ebraica romana, ha raccolto cittadini e istituzioni attorno alla missione della memoria, nella ferita della recente tentata strage alla sinagoga di Halle.
"Mentre le mani dei giovani impugnano i cartelli con i nomi dei luoghi dell’orrore, dei campi di sterminio, la nostra presenza protegge in un abbraccio tutti coloro che la demagogia dell’odio indica oggi come nemici". Sono le prime parole di solidarietà del corteo, espresse da don Marco Gnavi.
“Nessuna comunità deve essere lasciata sola” ha ribadito il presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, perché “non si può vivere gli uni accanto agli altri nella stessa città, senza l’amicizia”. È un insegnamento vissuto nel centro e nelle periferie, per rendere più umana la città. È anche il legame della Comunità di Sant’Egidio con la Comunità ebraica, che insieme dal ’94 ricordano i giorni drammatici del 1943, che possono sembrare una vicenda del passato, che poco ha a che fare con la città contemporanea. “La memoria della Shoah non è servita per evitare altre tragedie né per annientare l’odio che l’aveva resa così forte prima”  ha detto la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, indicando le dimensioni globali dell’odio razziale, di parole e attentati in rete.
“Dobbiamo reagire con la vita. È questa la vera testimonianza che dobbiamo dare” afferma il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, di fronte alle offese antisemite. E riscoprire una presenza millenaria della comunità ebraica a Roma.
La sindaca Virginia Raggi ha sottolineato l’importanza di una testimonianza che continua con i giovani, tra cui quelli che prendono parte ai viaggi della memoria nei luoghi delle deportazioni e degli eccidi. Per il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti “minimizzare è l’errore più grande”. Pietre d’inciampo divelte, cori da stadio, e altre forme di antisemitismo sono “nuovi strumenti di contagio che nutre il mostro della discriminazione”.

Le utlime parole della manifestazione, pronunciate dal vescovo Ambrogio Spreafico, suonano come un impegno solenne: Non vi lasceremo mai soli".

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