M. Bartoli - F. Tedeschi. Prefazione di Andrea Riccardi
Questo volume è l’edizione accurata in italiano di testi antichi che riguardano La vita di Sant’Egidio, un santo “europeo”, che scorre tra il VII e l’VIII secolo e morì nel 720. Tempi difficili nella lunga storia europea. Egidio veniva da lontano, dalla Grecia e si potrebbe dire che era un profugo, scampato ai pericoli del mare, come non succede tuttora, a causa di quella “civile” Europa che non fa altro, di fronte a barconi di profughi, che voltarsi dall’altra parte, rinunciando così a pensare al proprio futuro. La vita di quegli anni era marcata da epidemie, guerre, fame. In cinque secoli, dal 200 al 700, la popolazione europea scese a meno della metà, da 67 a 27 milioni. La storia non insegna nulla.
Sant’Egidio è uomo di preghiera, mite, che non teme di affrontare il potere senza armi, con la forza debole dell’incontro. L’iconografia lo ritrae come colui che salva una mite e umile cerva dalla freccia del re potente: viene ferito alla mano e il suo gesto ferma il re che resta intimorito e turbato dal proprio gesto violento. La fama di Sant’Egidio negli anni diviene quella di un santo che incute timore ai sovrani e a cui viene chiesto consiglio: egli trasmette una speranza a uomini e donne pieni di paure, in un mondo che appariva dominato da forze incontrollabili, Egidio trasmette un rapporto pacifico con gli altri uomini e con la natura.
In questo volume, oltre la Vita del santo, sono stati raccolti gli altri documenti che lo riguardano: l’Ufficio liturgico per celebrarne la festa, a cura di Fulberto di Chartres, intorno all’anno 1000; il libro dei Miracoli, per la prima volta tradotto in italiano, che un monaco di Saint-Gilles racconta nel XII secolo e infine il Liber Sancti Jacobi, sorta di guida per i pellegrini a Santiago di Compostela sulla cui strada si trova Saint-Gilles.
Pubblichiamo gli interventi sul testo di alcuni studiosi, che aiutano a comprendere meglio la figura di questo santo e il valore del volume.
La presentazione del libro
Gli autori
La prefazione di Andrea Riccardi aiuta a collocare la figura del santo dentro un contesto europeo, nella scia di generazioni di uomini spirituali, di eremiti, di uomini di preghiera che hanno contribuito a diffondere il cristianesimo in Europa. “Quella di Egidio è un’importante testimonianza di come sia avvenuta l’evangelizzazione dell’Europa. Spesso si dimentica - nota Riccardi - che per diffondersi in tutto il continente europeo, il messaggio evangelico abbia impiegato quasi mille anni. Olaf re di Norvegia, Vladimir di Kiev e Stefano di Ungheria segnano la conversione dei loro popoli attorno all’anno mille. In quello stesso periodo il libro dei miracoli di sant’Egidio mostra una folla di fedeli che, grazie all’intercessione del santo, si avvicina al messaggio evangelico, spinta da una domanda di fede, ma anche dalle necessità della loro vita, dalle malattie, dalla fame. Un antico inno medievale parla di Egidio come “pater pauperum”, padre dei poveri”(p.16). Riccardi segue le alterne vicende del culto di Sant’Egidio nei secoli, dai secoli di grande vitalità fino alla brusca interruzione con le guerre di religione nella Francia del XVI secolo, quando nel 1562 la chiesa di Sant’Egidio venne distrutta e il santuario cessò di richiamare pellegrini. Eppure, nota Riccardi, nonostante la brusca e drammatica fine del santuario, la leggenda di Sant’Egidio ha continuato a parlare nel corso dei secoli e la stessa chiesa romana nel rione di Trastevere ne è una prova. Dopo la presenza delle monache carmelitane di clausura, la chiesa, nel 1973 è divenuta il luogo dove ogni giorno la comunità che da lei ha preso il nome ha cominciato a tenere una preghiera quotidiana e a celebrare la liturgia eucaristica il sabato sera.
Francesco Tedeschi, specializzato nello studio della liturgia nei Padri della Chiesa, ha curato la traduzione e l’edizione della vita e del culto di Egidio. Nota come queste narrazioni volessero mostrare l’efficacia della Parola di Dio dentro la storia, dentro le vicende degli uomini piegati e afflitti per le continue guerre e conseguenti pestilenze e carestie. Bisogna tenere presente che queste “vite” erano scritte essenzialmente per un uditorio di fedeli, pensate per una lettura pubblica in cui il racconto poteva essere assimilato a quella di una vera e proprio rappresentazione scenica. Le guarigioni seguono un modello biblico: l’episodio della guarigione della figlia di Teocrita, una vedova che ospita Egidio, ricorda l’accoglienza di Elia da parte della vedova di Sarepta nel Primo libro dei Re. E nell’episodio della guarigione riecheggiano temi di matrice evangelica: l’incapacità dei medici di guarire e l’aver dilapidato tutti i beni nella cura, come l’emorroissa (Mc. 5,26). Il commento ai testi è uno strumento prezioso per la comprensione dell’azione di Egidio nel tempo in cui si trova a vivere.
Marco Bartoli, noto esperto di francescanesimo, ha tradotto e curato il Libro dei miracoli di sant’Egidio con un’interessante storia della devozione. Il libro dei miracoli va collocato intorno al XII secolo e Bartoli lo colloca all’interno del genere letterario proprio del tempo, anche se ha una sua propria caratteristica nella diversa tipologia dei miracoli e della condizione sociale, che riguarda in prevalenza i ceti più alti della società. Il dato più interessante però riguarda le aree di provenienza geografica dei miracolati, da cui emerge la diffusione europea del culto di Sant’Egidio, dalla Polonia, alla Spagna fino a lambire il Medio Oriente e soprattutto l’intera area tedesca. I miracolati sono bambini e, novità sorprendente se si tiene conto della scarsa attenzione verso di loro, ci sono molti disabili. Il miracolo tocca anche la piaga più grande, di sempre, che è la guerra. Il messaggio che il Liber Miraculorum vuole comunicare è suggerire la devozione a sant’Egidio come strumento che può favorire una diversa logica, di riconciliazione e di perdono, nei rapporti tra gli uomini. L’intervento del santo, insomma, si colloca in una strategia di pace. La diffusione della devozione verso sant’Egidio si deve alla diffusione geografica in Europa, e anche perché il santuario di Saint-Gilles si trovava sul sentiero che portava al santuario di Santiago di Compostella, grande itinerario della pietà europea nei secoli, fino ad oggi. Infine, vanno segnalate le ultime pagine del volume che danno conto di una”querelle storiografica che ha attraversato i secoli” riguardante le fonti sulla vita e le opere di Sant’Egidio.