Anziani più soli, società senza futuro

Anziani più soli, società senza futuro

Senza gli anziani la società è senza futuro
Solo uno slancio spirituale, che capisce il dono di una vita lunga, aiuta a collocare con intelligenza e con amore i vecchi. In una visione tutta economica essi finiscono per essere un peso, invece la loro presenza è una vera garanzia di gratuità e umanità

Gli anziani non sono una parte residuale della nostra popolazione: non sono una terra del declino. Sono cittadini come gli altri; familiari tra i familiari; amici tra gli amici. Rappresentano risorse umane e spirituali. C'è però una rivoluzione culturale da operare: accogliere pienamente gli anziani nella nostra società. L'anziano, magari rimasto solo per i casi della vita, ha bisogno degli altri. La dipendenza e il bisogno degli altri sono più evidenti. In un certo senso gli anziani suggeriscono, con le loro fragilità, una "rivoluzione comunitaria" (per usare l'espressione di Emmanuel Mounier) alla famiglia, alla società, all'ambiente in cui si vive.
Qui, però, emergono le resistenze e le repulsioni di una società individualista. L'istituzionalizzazione degli anziani non è la risposta al problema della loro accresciuta presenza nella società: è la concentrazione degli anziani in un universo a parte (che può essere di buona qualità o di scarso livello). È il contrario di quella che si è chiamata "rivoluzione comunitaria", da realizzare con creatività a partire dai bisogni degli anziani.

Del resto, la storia del Novecento ha testimoniato come l'istituzionalizzazione sia stata considerata, con l'esperienza e la crescita della sensibilità sociale, una soluzione insoddisfacente per i bambini senza famiglia o con famiglie non in grado di gestirli (si pensi ai cosiddetti orfanatrofi) o per i malati psichici (si ricordino i manicomi). In alternativa, sono nati, ad esempio, tanti processi integrativi, tra cui le case famiglia.

Gli anziani hanno bisogno, almeno un minimo, di un tessuto comunitario che faccia da contorno alla loro fragile esistenza. Questo riguarda le istituzioni perché si progettino in modo amico verso gli anziani con la creazione o il rafforzamento di strutture, istituzioni, reti di prossimità al servizio di quelli che non ce la fanno da soli. Ma richiede una "conversione" di tutti, della famiglia, della società e della Chiesa stessa. Tutti siamo chiamati a questa conversione comunitaria, guardando alla condizione dell'anziano.

Questo libro, che interroga la Bibbia a partire dagli anziani, vuole accompagnare questo processo di conversione e guida attraverso le oscurità del presente verso una visione più larga e integrata.
E poi, misurandosi con le figure bibliche degli anziani, ci si confronta sempre con se stessi, qualunque sia la propria età. Anche perché c'è sempre un potenziale (me lo auguro) anziano in noi stessi. Realizzare un futuro diverso per gli anziani di oggi è anche un lavoro per quelli di domani.
Solo una forte istanza spirituale, che guida alla comprensione del dono di una vita lunga, aiuta a collocare con intelligenza e con amore questa realtà nella società di oggi. Perché, in una visione tutta economica e funzionalista, gli anziani finiscono per essere un peso o una realtà di scarso valore. Invece la loro presenza è una salda "garanzia" di gratuità, quindi di umanità e spiritualità per tutti.

Meditare sugli anziani nella Bibbia guida a comprendere il valore di una società non monodimensionale, non costruita sulle dimensioni del mio io o in misura funzionalistica. Papa Francesco, nel 2014, visitando la Comunità di Sant'Egidio, ha detto: «Vedo tra voi anche molti anziani. Sono contento che siate loro amici e vicini... Quando gli anziani sono scartati, quando gli anziani sono isolati e a volte si spengono senza affetto, è brutto segno! Quant'è buona invece quell'alleanza che qui vedo tra giovani e anziani in cui tutti ricevono e donano! Gli anziani e la loro preghiera sono una ricchezza per Sant'Egidio. Un popolo che non custodisce i suoi anziani, che non si prende cura dei suoi giovani, è un popolo senza futuro, un popolo senza speranza. Perché i giovani - i bambini, i giovani - e gli anziani portano avanti la storia... E si scartano gli anziani, con atteggiamenti dietro ai quali c'è un'eutanasia nascosta, una forma di eutanasia. Non servono, e quello che non serve si scarta. Quello che non produce si scarta».

Porre gli anziani nel cuore della famiglia, della comunità o della società, è l'inizio di un cambiamento umano radicale, che abbiamo chiamato "rivoluzione comunitaria". È l'indicazione che viene dalla parola di Gesù: «La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo» (Mt 21,42). Gli anziani sono in qualche modo "pietra d'angolo" da cui ricominciare la ricostruzione della società. Dopo la crisi del coronavirus, in cui gli anziani hanno pagato un prezzo così alto, bisogna ripartire da loro per una riconsiderazione meno individualista ed economicista del vivere.

Solo uno slancio spirituale, che capisce il dono di una vita lunga, aiuta a collocare con intelligenza e con amore i vecchi. In una visione tutta economica essi finiscono per essere un peso, invece la loro presenza è una vera garanzia di gratuità e umanità.


[ Andrea Riccardi ]