Tra Angela e Ibra ci sono più di cinquant’anni di differenza.
Lei vive al Corvetto dal 1977, lui soltanto da tre anni. Angela è milanese doc, chiacchierona e piena di energia; Ibra è senegalese, timido, parla poco. Eppure eccoli qui, seduti nel piccolo soggiorno di lei, a parlare di una vacanza fatta insieme a luglio con la Comunità di Sant’Egidio.
Angela prende in mano alcune foto: “Queste sono della Val Chiavenna. Vedi che bel gruppo? Un bel mix di giovani e anziani.”
Ibra sorride e annuisce: “Sì, infatti. Ci siamo stati molto bene insieme.”
Lui è uno dei tanti ragazzi stranieri che, dopo aver ricevuto aiuto da Sant’Egidio, hanno deciso di diventare volontari. Tra i suoi servizi c’è anche la compagnia agli anziani. Angela lo conferma con entusiasmo: “Hanno tanto da insegnare. Stare con loro fa sempre piacere, sono carini, pieni di vita.”
Poi racconta un po’ di sé: “Ho sempre lavorato, ma mi sono anche sempre divertita. Ho iniziato con la sartoria, mi piace cucire, soprattutto abiti da uomo. Poi sono stata in fabbrica, sempre in confezioni maschili.”
Angela chiede a Ibra: “E tu, dove lavori adesso?”
“Faccio il meccanico”, risponde lui, con la sua voce calma.
“E che lavoro ti piacerebbe fare, invece?”
“Il settore che mi attira di più è il mondo del cinema.”
Angela allora si fa seria: “E cosa diresti a questi ragazzi che arrivano qui senza famiglia, senza soldi?”
“Sono forti, hanno tanta volontà”, risponde Ibra.
Angela sorride, quasi riconoscendosi nelle sue parole: “Io sono sempre rimasta a galla. Anche quando andavo giù, alla fine risalivo. Perché il mio motto era ed è: restare a galla. Così deve essere, qualsiasi cosa accada.”