Bassetti: la politica non soffi su rabbia e frustrazione

Bassetti: la politica non soffi su rabbia e frustrazione

Davanti all'altare è posata un'antica icona russa di Cristo, il volto assorto e severo. Dietro, il cardinale Gualtiero Bassetti non ha l'aria meno preoccupata. Del resto, a Santa Maria in Trastevere, la «veglia di preghiera per l'Italia» ideata dalla comunità di Sant'Egidio è già un segnale. La basilica è colma di fedeli, il presidente dei vescovi italiani fa «i migliori auguri al nuovo governo» perché «possa davvero essere al servizio del bene comune», ma non la manda a dire: «Tanti rifugiati e profughi cercano una patria con un volto materno» e l'Italia non può mancare alle sue responsabilità «che hanno reso il nostro Paese conosciuto e simpatico nel mondo intero: c'è un'umanità
italiana che non dobbiamo perdere o lasciar stravolgere da odi o razzismi, ma incrementare e trasmettere ai nostri figli». E la «rabbia sociale» a preoccupare il cardinale, «l'uso irresponsabile dei social network» che ha colpito «perfino il Presidente della Repubblica e la sua misurata e saggia azione di garanzia di tutti i concittadini». Così sillaba: «Ci vuole una svolta nella vita del Paese per cominciare a lavorare insieme. E eticamente doveroso lavorare per il bene comune dell'Italia senza partigianeria, con carità e responsabilità, senza soffiare sul fuoco della frustrazione e della rabbia sociale. Che tutte le forze
politiche, gli operatori della comunicazione, i responsabili a qualunque titolo non badino all'interesse immediato e di parte! Si ricordino delle parole del profeta Osea: "E poiché hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta"». Bassetti ripete l'invito ai cattolici, «in un momento così serio della nostra storia» a «non avere paura» di fare politica. «Non lo dico perché favorisca l'uno o l'altro disegno politico, non è compito dei pastori». Ma «non possono essere assenti o latitanti, con i loro valori». Non per «occupare spazi di potere», spiega: «Rischieremmo l'irrilevanza, ma non davanti agli uomini: soprattutto davanti al Signore».


[ Gian Guido Vecchi ]