"Una nostra cara sorella, amata e stimata nella Comunità, per il suo molteplice e appassionato servizio, a Roma e in Africa". Il ricordo di Rosa Sarracini nelle parole di Andrea Riccardi

Il funerale mercoledì 5 febbraio alle ore 14,30 a Santa Maria in Trastevere

 

1 Giovanni 5, 14-15
E questa è la fiducia che abbiamo in lui: qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta. 15E se sappiamo che ci ascolta in tutto quello che gli chiediamo, sappiamo di avere già da lui quanto abbiamo chiesto.

    Cari fratelli e care sorelle,
    Noi questa sera preghiamo per le persone malate, chiedendo per loro la pace e la guarigione. Lo facciamo ogni mese, con insistenza e fede, perché il Signore dia loro vita, più vita, perché il Signore dia loro pace, più pace.
    Gesù ci esorta a pregare con fede, a bussare perché ci sarà aperto. Addirittura, l’ultima esortazione di Gesù sulla preghiera, nel Vangelo di Giovanni, afferma: In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi, il Padre stesso vi ama, perché voi mi avete amato e avete creduto che io sono venuto da Dio. Il Padre ci ama, il Padre ci ascolta. Non rinunciamo mai alla preghiera, anche se possiamo sembrare puerili nel chiedere come bambini, tante volte quando una realtà diversa si impone.
    Abbiamo ascoltato la prima lettera di Giovanni. Noi abbiamo una grande fiducia in lui, qualunque cosa gli chiediamo, secondo la sua volontà, egli ci ascolta. La fiducia, qui in greco è parresìa, cioè è certezza ferma che la nostra voce non si perde nel rumore e nella distrazione, come capita per tante voci o per tante grida, specie dei poveri, lanciate nel mondo e non raccolte da nessuno. Egli ci ascolta.
    Eppure, talvolta abbiamo il timore o il dubbio che la nostra preghiera non sia raccolta. Forse non abbiamo la pazienza di aspettare? Altre volte, invece, sembra evidente quasi che non ci sia risposta. Forse non chiedevamo secondo la volontà di Dio? Gesù ricorda sempre di perdonare quando si prega, non l’odio, ma l’amore accompagna la preghiera.
    Tuttavia, la volontà di Dio, insegnano le Scritture, la volontà di Dio secondo cui pregare è sempre liberarci, liberarci dal male, dalla schiavitù, dalla morte, dal peccato. La volontà di Dio è liberarci. Per questo troviamo serenità e affidamento dicendo: sia fatta la tua volontà! Come ripetiamo nella preghiera del Padre Nostro. C’è il mistero di un amore più grande, che abita questa volontà di Dio.
    La lettera afferma: "E se sappiamo che egli ci ascolta in quello che gli chiediamo, sappiamo di avere già quello che gli abbiamo chiesto." E vediamo, in un modo o nell’altro, i segni di un dono profondo, che talvolta ci sfugge, ma è una realtà, un dono che crediamo. Perché lo abbiamo chiesto nella preghiera e sappiamo di averlo già da quando preghiamo.
    Poche ore fa si è spenta la nostra cara sorella Rosa. Conosciuta molto bene, amata nella Comunità, stimata per il suo molteplice e appassionato servizio, qui a Roma e anche in Africa, in Uganda. Non si tratta di dire a noi ora chi è stata, ma soprattutto di ricordare l’asse fondamentale, il cuore fondamentale della sua vita, l’amore per la vita, l’amore per il Vangelo, l’amore per la Comunità.
    Per questo, certo, avremmo desiderato avere la sua compagnia con noi per lunghi anni. Per questo abbiamo sperato e abbiamo pregato. Una preghiera che era in sintonia profonda con l’attaccamento di Rosa alla vita e con la sua lotta tenace alla malattia, che l’ha portata a gustare ogni giorno della sua vita, fino a ieri.
    E sentiamo ora l’amarezza del distacco e la sua mancanza. Il dolore resta, ma vediamo anche la forza della misericordia di Dio che, come un mantello, l’ha coperta dal freddo della malattia. No, il Signore non l’ha abbandonata nelle mani della morte, non l’ha abbandonata nelle mani del male. Le ha donato anni di vita, dieci forse più, dopo l’inizio della malattia, in cui, nonostante questa, è stata felice e ha reso felici.
    Le ha donato il tempo di maturare di più la fede, di maturare di più l’amore. Le ha donato la cura affettuosa di sorelle vicine e premurose, ma anche di fratelli affettuosi e di alcuni esperti e dedicati. E in questi ultimi tempi, nonostante il progredire del male, nonostante il suo spirito di dignitosa indipendenza e di riservatezza, le ha donato una grande serenità nell’affidarsi.
Affidarsi alle sorelle e ai fratelli è stato, così mi pare, l’espressione di una sua fiducia, matura e profonda, parresìa. Fiducia nel Signore, che la prende sulle sue spalle perché non si perda mai, e continua oggi ad accompagnarla al di qua di quella frontiera, che noi non possiamo varcare se non con la preghiera.
Vorrei dire, affidarsi è stato il clima dei suoi ultimi tempi. Perché affidarsi al Signore è vera espressione del tenace attaccamento alla vita, perché il Signore è tenacemente attaccato alla vita di ognuno di noi e i nomi di ognuno di noi, come quello di Rosa, sono scritti nel suo libro.
Siamo addolorati, ma non disperati e di fronte al buio.

"Non vogliamo poi lasciarvi nell’ignoranza fratelli – dice l’apostolo Paolo – circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo, infatti, che Gesù è morto e resuscitato, così anche quelli che sono morti Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui."
No, anche se nel dolore non siamo nel buio e nell’ignoranza. E noi sappiamo che quelli che non sono più con noi, e Rosa, saranno radunati dal Signore, per mezzo del Signore Gesù, nelle braccia di Dio. Per questo l’apostolo conclude, e noi lo ascoltiamo: "Confortatevi dunque a vicenda con queste parole". Amen

Andrea Riccardi