Matteo 5, 1-11
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
3"Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Cari fratelli e care sorelle,
siamo qui per pregare per la pace, ma in questo tempo non si parla più di pace. L’idea di pace sembra smarrita, si parla di armi, si parla di guerra. In alcune società si diffonde una cultura crudele, per cui la vita umana vale sempre meno. La guerra sembra un destino ineluttabile, troppi assistono a questo doloroso processo anestetizzati, insensibili ai dolori dei tanti colpiti dalla guerra.
Siamo qui per pregare per la pace, come facciamo ogni mese, ma oggi papa Francesco ce lo ha chiesto in modo particolare, e lo facciamo con gioia e in comunione con lui.
Oggi è il 7 ottobre, è passato un anno dall’attacco terroristico di Hamas ai cittadini israeliani, sorpresi da una violenza barbara. Ancora restano israeliani ostaggi nelle mani di Hamas, per cui chiediamo la liberazione.
La risposta israeliana all’attacco ha colpito Gaza. La popolazione civile è stata enormemente toccata, decine e decine di migliaia di palestinesi morti. In questa guerra non c’è alcun diritto civile, come non c’è nella guerra in Ucraina, in cui si fucilano i prigionieri. Ci si nasconde addirittura, come avviene con i terroristi, tra e case e le istituzioni, mettendo a repentaglio i civili. E la guerra si è allargata, i tiri del Nord della Galilea hanno fatto spostare 60mila persone, e per gli attacchi israeliani al Libano, un milione di profughi ha lasciato le loro case, in un paese che ormai è un paese di profughi, palestinesi, siriani e ora libanesi. Si teme una guerra più grande.
Con cuore di padre, uno dei pochi al mondo che parla di pace, papa Francesco ha scritto ai cattolici in Medio Oriente: "Il sangue scorre come le lacrime, la rabbia aumenta insieme alla voglia di vendetta, mentre pare che a pochi interessi ciò che più serve e ciò che la gente vuole, dialogo e pace".
A questo scenario tragico si aggiunge la guerra che continua in Ucraina da più di due anni. E non si vede una via d’uscita e ci si prepara a un inverno freddo di combattimenti, mentre tante centrali sono distrutte. No, non si immagina più la pace. Non la si immagina per il Sudan, in cui la parola è alle armi.
In questo scenario, francamente triste, risuona il Vangelo delle beatitudini di Gesù. Sembrano una parola gridata nel deserto. Un’utopia? Mitezza, misericordia, pace, giustizia! Per il linguaggio pubblico e per la mentalità corrente sono illusioni.
Ma mi chiedo, cari fratelli e sorelle, a cosa hanno portato le ragioni così forti e stringenti della guerra?
Ripartiamo dalle illusioni e dalle ingenuità del Vangelo, che non sono illusioni e non sono ingenuità. Non sono nemmeno prescrizioni le beatitudini, ma un incoraggiamento e quasi un grido di gioia. È la gioia piena di speranza per un mondo diverso, per un mondo di pace.
Se vuoi essere felice, se vuoi un paese felice, allora sii povero di spirito. La traduzione della CEI dice “quelli che sono nel pianto”, il grande esegeta, padre Dupont, sosteneva “gli afflitti, quelli che si affliggono per gli altri”. Se vuoi essere felice, se vuoi un paese felice, sii povero di spirito, afflitto, mite, assetato di giustizia, misericordioso, puro di cuore e operatore di pace. Gesù disse queste cose ammaestrando i discepoli e la folla.
La tristezza di questo mondo, cari amici, non può durare, perché il Regno dei Cieli è vicino ed è regno di pace. Questa è la gioia che ci viene comunicata in un tempo di disperazione. La pace è possibile, ognuno di noi può prepararla, nella preghiera e nell’azione.
Il regno dei cieli non è dei potenti, ma dei poveri di spirito, che confidano nel Signore e lo invocano. Preghiamo sempre per la pace. La via della pace è aperta a chi si affligge per la gente che soffre e si affligge per il male del mondo. La via della pace non è degli indifferenti, la gente di compassione fa la pace.
I padroni della terra non sono i ricchi, i leader politici, i signori della guerra, la terra sarà dei miti e ci sarà una grande pace, come canta il salmo 37. Sarà un mondo giusto, per questo gli affamati e gli assetati di giustizia sono sulla strada giusta. Chi semina misericordia la ritroverà davanti a sé, perché bisogna riempire le strade e i rapporti del mondo di misericordia.
Dio non è lontano da questa gente. I puri di cuore, i fedeli all’alleanza vedranno Dio. In un mondo infelice, le persone felici, beate, saranno gli operatori di pace, chiamati figli di Dio, perché il figlio di Dio è la nostra pace.
Cari amici,
questo Vangelo ci riempie gli occhi di una visione, di una visione di pace. È un manifesto messianico del regno di Dio, di un mondo nuovo di cui c’è tanta fame in questo tempo triste in cui dominano le armi. Il Vangelo, in un tempo buio, che in certi momenti rasenta la disperazione, un tempo così rassegnato, il Vangelo è un dono unico di speranza. Per i poveri di spirito, uomini che, se miti, misericordiosi, afflitti per gli altri, puri di cuore, potranno trovare la pace.
E Dio non tarderà a dare la pace ai suoi figli, che gridano a lui giorno e notte. Amen.