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"Il tentativo di raggiungere l'Europa è il legittimo desiderio di una vita migliore. Perché questo desiderio umano diviene tragedia?": Mons. Ferretti a "Morire di speranza" a Borgo Mezzanone (Foggia)

Una delegazione di Sant'Egidio ha partecipato alla memoria e visitato una baraccopoli dove vivono i migranti

Il 3 ottobre, nella Giornata Nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione, la Comunità di Sant'Egidio ha commemorato le 368 vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, con una veglia di preghiera insieme alla Chiesa di Foggia-Bovino, all'Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e alle Caritas delle Diocesi di Capitana. La celebrazione, presieduta dal'arcivescovo, mons. Giorgio Ferretti, ha visto la partecipazione di molti, migranti e non, insieme alle autorità civili, nella chiesa di Santa Maria del Grano e San Matteo apostolo a Borgo Mezzanone in provincia di Foggia. Al centro dell'altare, una croce fatta con il legno dei barconi giunti a Lampedusa, sotto la quale un cartellone mostrava i volti delle vittime del naufragio.

Durante la veglia sono state ricordate non solo le vittime del Mediterraneo, ma anche i lavoratori immigrati morti per sfruttamento nelle campagne italiane, accendendo una candela per ogni nome. Mons. Ferretti ha denunciato le ingiustizie causate da mafie, caporalato e scafisti, esortando la comunità a non essere distratta e a compiere scelte buone e coraggiose. Ha inoltre ricordato i corridoi umanitari come una risposta concreta nata da queste tragedie, una via legale e sicura per salvare vite umane, esprimendo gratitudine alla Comunità di Sant'Egidio e ai fratelli evangelici per il loro impegno in favore dell'accoglienza e dell'integrazione.

La Chiesa, ha sottolineato mons. Ferretti, è madre e per questo non dimentica, piange e ammonisce, richiamando tutti alla responsabilità di non essere conniventi con il male dell'inaccoglienza. Al termine della celebrazione, sono stati distribuiti fiori e cartoline in memoria delle vittime.

Per l'occasione, una delegazione della Comunità di Sant'Egidio ha visitato la baraccopoli di Borgo Mezzanone, un insediamento informale situato su una ex pista di atterraggio a ridosso dell’ex aeroporto usato dagli americani nella Seconda guerra mondiale, e che durante la guerra del Kosovo divenne base logistica per le operazioni che partivano da Amendola.

La baraccopoli è abitata da circa 2.000 persone, prevalentemente uomini, tutti migranti e lavoratori provenienti da diversi paesi come Senegal, Gambia, Ghana, Bangladesh, Marocco e Somalia. Durante l'anno, il numero degli abitanti può arrivare fino a 6000 persone, in particolare durante la stagione della raccolta di pomodori e olive. Le condizioni di vita sono estremamente precarie: le abitazioni sono baracche costruite in modo improvvisato, esiste un solo serbatoio d'acqua comune, e mancano completamente servizi igienici. La strada per raggiungere il campo è priva di illuminazione, rendendo difficile e pericoloso l'accesso. Nonostante queste difficoltà, la vita si organizza con alcuni piccoli negozi ed esercizi spontanei, che testimoniano la resilienza degli abitanti e il loro desiderio di integrazione nel tessuto sociale.