In tanti, tra volontari e senza fissa dimora, hanno reso omaggio questa mattina, nella basilica di Santa Maria in Trastevere, a Modesta Valenti, la donna che morì 40 anni fa alla stazione Termini perché, essendo sporca, l’ambulanza si rifiutò di portarla in ospedale. Insieme a lei, durante la celebrazione, promossa come ogni anno dalla Comunità di Sant’Egidio, sono stati ricordati i nomi di alcune tra le tante persone che sono morte in strada a Roma negli ultimi anni. Per ognuna di loro è stata accesa una candela davanti all’icona dipinta in onore di Modesta.
Nell’omelia, in un clima di grande commozione, mons. Vincenzo Paglia ha ricordato la storia di Modesta e quella del movimento di solidarietà cresciuto in questi anni attorno a chi vive per strada: “La sua memoria - ha detto - è diventata una benedizione perché ha messo in moto uomini e donne, credenti e non credenti che hanno scelto di fermarsi ai bordi delle strade, delle piazze, dei binari delle stazioni, offrendo un’amicizia calda e fedele che non lascia mai più soli, creando una singolare e bella amicizia tra chi serve e chi è servito”.
Al termine tutti sono usciti dalla basilica con un fiore, benedetto per divenire segno di protezione per la vita di ognuno, in particolare di chi è più povero e fragile.
Alla celebrazione di Santa Maria in Trastevere se ne aggiungeranno altre nelle prossime settimane, in diversi quartieri di Roma e in altre città italiane ed europee. Guarda gli appuntamenti
Le letture della liturgia del giorno
Omelia di mons. Vincenzo Paglia
Care sorelle a cari fratelli,
sono quaranta anni che celebriamo la memoria di Modesta. Era il 31 gennaio del 1983 quando Modesta Valente, un’anziana signora triestina con qualche problema mentale, morì alla Stazione Termini perché l’autombulanza chiamata per soccorrerla non la prese: era piena di pidocchi e quindi “pericolosa”; avrebbe infettato il mezzo che doveva salvarla dalla morte. La notizia fece scalpore. Modesta però fu come scartata una seconda volta, sparita in uno dei molti frigoriferi dell’obitorio. La cercammo finché non la ritrovammo dopo 10 mesi, a dicembre, e celebrammo i suoi funerali nella piccola chiesa di Sant’Egidio il 28 dicembre, festa dei Santi Innocenti: fu il suo Natale al cielo. Modesta raggiungeva l’ultima stazione del suo lungo pellegrinare per la strada.
Qualche giorno fa è stata posta nuovamente una lapide al binario 1 della Stazione Termini, il luogo di riposo di Modesta dopo il suo girovagare tra Santa Maria Maggiore e la Stazione Termini. Nel primo binario c’è ora il suo ricordo, lei ch’è la “prima” della lunga schiera dei “senza fissa dimora” morti per strada. Con questa Santa Liturgia li ricordiamo tutti assieme: sono come un popolo che cresce di anno in anno con la complicità dell’indifferenza degli uomini, ma non di Dio, che, come ha fatto con Modesta, li assume tutti nella sua casa del cielo. Oggi li contempliamo tutti insieme con il Signore, nella sua dimora dove tutti, anche noi, speriamo di giungere, quella dimora dove ogni lacrima viene asciugata, ogni affanno, lamento e lutto viene meno perché la morte non c’è più.
Sì, care sorelle e cari fratelli, questa Santa Liturgia ci apre uno spiraglio nel cielo: li immaginiamo tutti nell’abside dorata del cielo – quella della Basilica ce lo suggerisce – raccolti dalle braccia amorevoli di Dio. Di alcuni di loro leggeremo i nomi nella preghiera mentre accenderemo alcune candele: sono loro che davanti a Dio intercedono per noi e per gli amici di strada. E Modesta sta davanti questa lunga schiera.
La sua memoria è diventata una benedizione: ha messo in movimento uomini e donne, credenti e non credenti, che hanno scelto di non essere come quel prete e quel levita della parabola evangelica, i quali “videro” l’uomo mezzo morto ai margini della strada, ma “passarono oltre”, come fece quell’ambulanza in quel 31 gennaio con Modesta. Questi amici e amiche, numerosi, si fermano ai bordi delle strade, delle piazze, dei binari delle stazioni, come quel samaritano e offrono un’amicizia calda e fedele che non lascia mai più soli, creando una singolare e bella amicizia tra chi serve e chi è servito.
Questa Santa Liturgia, che fedelmente da anni continuiamo a celebrare, è divenuta una festa di tutti. Ed è bello, oltre che pieno di significato, che non pochi amici di strada chiamino Modesta Valenti, “santa Modesta”, lieti e forse anche orgogliosi di sapere che una di loro sta davanti a Dio, dal primo binario. E per noi, care sorelle e cari fratelli, che la ricordiamo assieme a tutti i morti di freddo, di fame, di stenti, nelle nostre strade, questa memoria ci fa comprendere ancor più l’urgenza di essere – come il Vangelo che abbiamo ascoltato ci dice - sale della terra e luce del mondo, moltiplicando i luoghi ove accogliere gli amici di strada perché siano protetti dal freddo e salvati dal caldo dall’amore.
La parola del profeta Isaia che abbiamo ascoltato è chiara: “se toglierai di mezzo a te l’oppressione…se aprirai il cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce”. Benedetta la memoria di Modesta che ci ricorda l’urgenza dell’amore per i poveri di strada; benedetta questa festa che ci esorta a moltiplicare i luoghi dell’amore; benedetta questa festa che rende più comprensibili le parole di Gesù che oggi ci sono state rivolte: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che sta nei cieli”. Sì, le cene per strada, le case, anche le chiese, che ospitano coloro che sono nel freddo, sono le luci che illuminano di amore le nostre città.