Al binario uno della stazione di Roma Termini, presso la targa che la ricorda, si è svolta martedì 31 gennaio la cerimonia in memoria di Modesta Valenti, la donna senza dimora che 40 anni fa morì davanti alla stazione, dopo ore di agonia, perché, essendo sporca, l'ambulanza si rifiutò di portarla in ospedale. Dopo quella vicenda Roma deliberò che nella virtuale "via Modesta Valenti" le persone senza tetto potessero accedere all'iscrizione anagrafica per poter accedere ai servizi essenziali. Modesta Valenti, così, è diventata simbolo di tutte le persone povere dimenticate della città, ma anche immagine di speranza e riscatto per chi vive ai margini della società. Nel corso della commemorazione sono intervenuti Luca Torchia del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, e monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma delegato per la carità.
"Questa non è una memoria rituale, né una memoria triste", ha detto il presidente Impagliazzo. "Da questa memoria - ha aggiunto - dalla storia di questa donna rifiutata ed emarginata nella città, è nato un movimento di persone che sono andate verso gli altri, verso gli scartati dalla nostra società. E oggi queste persone hanno creato un nuovo movimento, che è quello di tanti che vivono per strada e che, finalmente, hanno trovato una casa e sono stati reinseriti nella città. Dunque una memoria che parla di vita e che parla di futuro, e che parla della possibilità di vedere la solidarietà all'opera", ha concluso Impagliazzo.
Chi si rifiutò di soccorrere Modesta Valenti non abbandonò una clochard, una povera o una senzatetto, «ma una persona, perché chi vive per strada è prima di tutto una persona. Questo è un valore imprescindibile e incommensurabile che non va dimenticato», ha rimarcato Ambarus.
A termine degli interventi, tutti i presenti hanno deposto un fiore davanti a una corona di fiori sotto la targa dedicata a Modesta Valenti.
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