OMELIE

“Padre nostro: la preghiera che ci libera”: Omelia del Cardinale James Michael Harvey a Santa Maria in Trastevere

 

Meditazione del Cardinale James Michael Harvey, Arciprete della basilica papale di San Paolo fuori le Mura, alla preghiera della Comunità di Sant'Egidio nella Basilica di Santa Maria in Trastevere
27 marzo 2025

Luca 11, 14-23
Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: "È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni". Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: "Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde.

 

Fratelli e sorelle,
vi ringrazio molto per avermi dato di nuovo l’opportunità di partecipare a questa preghiera serale, anche nel tempo liturgico più forte dell’anno. Questo giovedì della terza settimana di Quaresima è il ventesimo giorno di quaranta. Vuol dire che metà del viaggio quaresimale è stato completato.

Seguendo l’itinerario biblico della stagione liturgica, Gesù si avvicina a Gerusalemme e al destino che lo attende lì. E la resistenza alla sua missione e al suo messaggio si indurisce. Così come è una sfida per noi, ad imitazione di Cristo, a cui è dedicata questa fase del pellegrinaggio quaresimale. Il nostro cammino come pellegrini diventerà più roccioso e ripido man mano che si avvicina il culmine del dramma della redenzione.

La lettura del Vangelo di oggi identifica due delle principali sfide che si ripresenteranno più e più volte lungo il cammino della conversione, cioè lo scopo principale della Quaresima. Entrambe le sfide richiedono una brevissima riflessione, penso, durante la seconda parte cronologica della salita verso il Calvario.

La prima sfida si può definire con queste parole: la sfida di lasciare che Dio sia Dio, il che significa abbandonare la logica del mondo e il suo potere, e quindi essere liberi dalle nostre idee su come Dio dovrebbe salvarci. Prima, nel Vangelo secondo Luca, si legge che per mezzo di Gesù Dio aveva compiuto molti segni, ma la gente non credeva in lui. Sentiamo, nella lettura di oggi, le folle che gli chiedono un miracolo più di loro gusto dell’esorcismo che Gesù compie.

A dire il vero, il progetto di Dio nella storia raramente segue il percorso che noi abbiamo immaginato. Questa è stata l’esperienza del popolo di Dio, dell’antico Israele, questa l’esperienza dei discepoli mentre seguono Gesù fino a Gerusalemme. È anche la nostra esperienza odierna, se pensiamo alla ingiustizia, alla follia delle guerre, alla morte di innocenti, alle crudeltà impunite. E anche ai modi inaspettati in cui le preghiere vengono o non vengono esaudite, secondo i nostri carenti criteri umani.

Il percorso della storia della salvezza, sia che venga visto dal macrocosmo temporale o nel microcosmo personale, è sempre un viaggio per imparare a dire con il Signore: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. Vuol dire: dobbiamo lasciare che Dio sia Dio.

La seconda sfida posta dal Vangelo è forse distintamente moderna. Nel dibattito di Gesù con la folla, il suo esorcismo dell’uomo muto, è ovvio per tutti i coinvolti che Satana è reale. Questa questione, se è con il potere di Satana che Gesù scaccia i demoni, gli ascoltatori del nostro secolo senza dubbio ascoltano questo testo in modo un po' diverso rispetto ai cristiani del passato. Per molti oggi Satana è inteso, come uno storico contemporaneo ha definito, come nient’altro che una personificazione ironica della corruzione e della follia dell’umanità. Oppure è inteso come una specie di intensificatore retorico, cioè Hitler o Stalin. O altri omicidi di massa sono spesso descritti come satanici.

La realtà del maligno, tuttavia, non è facile da comprendere per gli uomini e le donne di oggi. Superare questo scetticismo sulla realtà del maligno, secondo me, è un momento importante lungo l’itinerario della conversione. La sfida, difatti, è posta quotidianamente dalla recita del Padre Nostro. Perché, come insegna il catechismo della Chiesa cattolica, la richiesta di essere liberati dal male non è generica e certamente non è ironica. In questa richiesta il male non è una astrazione, ma si riferisce a una persona, Satana, il maligno, l’angelo che si oppone a Dio. Il diavolo, diabolos, è colui che si getta di traverso al piano di Dio, alle sue opere di salvezza in Cristo.

Il catechismo ricorda pure che la nostra richiesta costante di essere liberati dal male coinvolge il mondo, così come le nostre vite individuali. Si legge ancora: quando chiediamo di essere liberati dal male, preghiamo anche di essere liberati da tutti i mali, presenti, passati e futuri, di cui egli è l’autore e l’istigatore. In questa richiesta finale la Chiesa porta davanti al Padre tutta l’angoscia del mondo.

Dunque, per superare le sfide e lasciare che Dio sia Dio, e per così dire lasciare che Satana sia Satana, la preghiera frequente e soprattutto cosciente del Padre Nostro è un aiuto per noi indispensabile. È il nostro modo più semplice e più sicuro dell’imitazione di Cristo.

Eppure, è un privilegio conferito dal battesimo, tramite il quale ogni cristiano è autorizzato a offrire vera adorazione a Dio. C’è naturalmente un ministero ordinato nella Chiesa per la celebrazione dei sacramenti, ma la Chiesa anche insegna che un carattere sacerdotale è conferito a ogni persona battezzata. Infatti, il battesimo rende partecipe ogni discepolo della regalità sacerdotale e profetica dei figli di Dio, capaci di farsi scudo contro ogni male che attenta alla libertà e alla integrità delle creature.

Il maligno cerca di piegarci alla sua schiavitù, rendendoci muti, sordi, isolandoci dalla circolazione dei doni, dalla grazia. Il Signore Gesù ci dona la possibilità di parlare e ascoltare. Di ascoltare più profondamente, offrendo a noi la possibilità di sentirci parte di una cerchia più grande e più vera rispetto al nostro piccolo io, che per essere se stesso ha bisogno di aprirsi verso un tu, eventualmente diventa un noi. In breve, la preghiera non è mai: Padre mio che sei nei cieli. Ma sempre: Padre nostro che sei nei cieli.

In quanto membri della comunità dei battezzati, un popolo santo eletto, possiamo pregare Dio in imitazione del suo Cristo. Di certo fiduciosi in lui, il più forte. Più forte del demonio, più forte del mondo, più forte di ogni tentazione, di ogni prova, più forte di ogni difficoltà. Egli è in noi e lui è il più forte. E alla fine la vittoria sarà nostra.