Piccola sorella Luisa Dall'Orto, una donna generosa e coraggiosa nel cuore di un mondo violento. Meditazione di Andrea Riccardi

la religiosa uccisa ad Haiti, madre di bambini senza famiglia

 

 

Matteo 5, 1-11
 

Cari fratelli e care sorelle,

Commentare le Beatitudini è davvero complesso, perché qui c’è tutto il Vangelo. In fondo, il vero commento sono le vite dei cristiani che commentano questa parola di Gesù, tanto che nella nostra preghiera del venerdì cantiamo un inno che proclama come Gesù sia l’uomo delle beatitudini, in cui tutte le beatitudini si realizzano.
Per questo oggi vogliamo ricordare una piccola sorella del Vangelo, Luisa Dell’Orto, uccisa l’altro ieri a Port au Prince, ad Haiti, da tre banditi, con cinque colpi di pistola per strada, senza che le avessero rubato niente. Un atto di violenza in una delle tante baraccopoli della città, la Cité Okay, dove si affolla la gente in una capitale disastrata dopo il sisma del 2010. Ricordo che anche noi recammo aiuti nell’isola e allora nacque una Comunità e il sostegno per una casa per bambini.
Questo assassinio vigliacco di una donna sola, indifesa, di 65 anni, mostra cos’è la violenza diffusa delle bande ad Haiti e oggi nel mondo intero. Un nuovo volto del male terribile della guerra che inquina interi paesi. Questa è anche Haiti, Haiti che ha sofferto il terremoto, il colera, vicende politiche conflittuali, miseria, assassinii, si parla di 10mila morti. Un paese in cui le istituzioni non controllano più niente, un paese immiserito e in preda alla violenza, di fronte a cui il mondo si è voltato dall’altra parte.
Eppure, ha una sua storia degna, vorrei dire nobile. Il secondo paese americano a dichiararsi indipendente dopo gli Stati Uniti e che subito ha abolito la schiavitù.
Piccola sorella Luisa, Sabato Santo scriveva di una famiglia che aveva perso un figlio in una zona controllata dai banditi: Perché agiamo così? Perché questa violenza che sentiamo a volte pure in noi? La sua scelta fu non solo rimanere in mezzo a una grande povertà, ma in mezzo alla violenza per tenere aperto uno spazio di pace per i bambini della baraccopoli.
Diceva: Non c’è un solo spazio per i bambini. Kay Chal – cioè il Centro che era dedicato a fratel Carlo di Gesù – Kay Chal è l’unica oasi dove possono incontrarsi, stare insieme, fare i compiti, vivere la loro infanzia spesso rubata o ridotta in catene. Così spiegava il suo Centro tra quelle baracche.
E i bambini? In larga parte erano mandati dalla provincia in città dalle loro famiglie, per stare con qualcuno che stava un pochino meglio. Restaveks li chiamano in creolo, bambini mandati a famiglie più agiate, spesso piccoli schiavi. Si parla di mezzo milione di baby schiavi.
Piccola sorella Luisa è stata una madre per questi bambini senza madre, una sorella simpatica per gente affogata dall’odio e dalla miseria, di cui condivideva la vita nello spirito di fratel Carlo de Foucauld. Come loro, essere come loro, è il titolo del libro del padre Voillaume, che dopo essere stato superiore dei Piccoli Fratelli di Gesù, ha fondato i Fratelli e le Sorelle del Vangelo, dediti a vivere la condivisione nello spirito di Nazareth con i più poveri, ma anche a portare il Vangelo.
Chi pensa oggi, cari amici, a questi dannati della terra? Chi sta con i restaveks dimenticati di Haiti? Sono davvero un vero resto quelli come piccola sorella Luisa, sono i miti, i misericordiosi, i puri di cuore, coloro che si affliggono per gli altrui dolori, i poveri in spirito. Sono le Piccole Sorelle del Vangelo, segno dell’amore di Gesù che si fa buona notizia per i poveri, che si fa oasi di pace per i piccoli.
Ma che paura fanno donne come piccola sorella Luisa, tanto da ucciderle? Che paura fanno le suore di Madre Teresa, espulse da un istituto dove ospitavano gli anziani in Nicaragua? Chi minacciavano con il loro servizio? Che paura fanno due sacerdoti nigeriani uccisi a Kaduna?
Saranno perseguitati a causa della giustizia, maledetti con duri giudizi. In fondo la presenza di queste donne e di questi uomini, in difesa umana e solidale, è una contestazione vivente, è una lotta disarmata al regime di violenza che si instaura in tante parti del mondo. Per questo li hanno uccisi.
Così era a Kay Chal, nel cuore della Cité Okay, un’oasi di pace per i bambini, uno spazio di libertà e di rispetto per la loro infanzia rubata dalla violenza e dalla schiavitù. Questo vogliono distruggere, anzi, diciamolo come dice Gesù, odiano questo.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Assicura Gesù, che non dimentica i piccoli uccisi per amore e che considera prezioso il sangue sparso dai suoi.
Per noi, fratelli e sorelle, questa morte è profezia di una donna, fragile ma coraggiosa e generosa in un mondo di egocentrici paurosi, incapaci di amare. Ad Haiti ma dovunque, anche cristiani. È una chiamata, come abbiamo detto a Pasqua, a un amore più grande, quello di Gesù. Questa morte è memoria di Haiti, dimenticata e abbandonata ai suoi demoni senza solidarietà e coscienza che ci si salva insieme.
Si sta combattendo una guerra in Ucraina e tanto mondo soffre. Ma non è tempo di combattere, non è tempo di dividersi ma di pensare al futuro di un mondo dal destino solidale, in cui nessun paese sarà più condannato alla schiavitù della violenza come Haiti.
Sembrano utopie di fronte alla violenza e alla prepotenza delle armi, ma il Signore ha detto: Chi manderò? Chi andrà per me? Una volta rispose il profeta Isaia, oggi piccola sorella ha risposto da sola: Eccomi, manda me! Ed è andata da sola tra i bambini, la povera gente, i lupi, nel cuore di un mondo violento.
Che non abbia ragione lei rispetto ai signori della guerra e ai signori della politica? Io credo di sì. La sua vita e la sua morte affermano la sua ragione. Il suo nome, il nome di piccola sorella Luisa, sia di benedizione per Haiti e per tutto il mondo che soffre. Amen.