Fiori, preghiere e canti a "Morire di Speranza" in ricordo dei 61 mila migranti morti e dispersi dal 1990 ad oggi nel tentativo di raggiungere l'Europa

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La Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma si è riempita di canti e fiori per la preghiera “Morire di Speranza” che ogni anno la Comunità di Sant’Egidio organizza insieme ad altre associazioni impegnate nell’accoglienza e nell’integrazione delle persone fuggite da guerre o da situazioni insostenibili nei loro Paesi. Centinaia tra migranti e persone comuni si sono raccolte in preghiera per rendere omaggio ai loro compagni che hanno perso la vita nei viaggi verso l’Europa.

Una celebrazione commossa, presieduta dal cardinale Michael Czerny, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Sulle note di Amazing Grace, cantata dalla giovane nigeriana Margareth, si è fatta memoria degli oltre 61 mila morti e dispersi dal 1990 ad oggi. Di questi almeno 21.000 hanno perso la vita dal 2015 in poi. Ma si sono ricordate anche le vittime della guerra in Ucraina, i 323 bambini morti dall'inizio del conflitto, la maggior parte nelle regioni di Donetsk, Kharkiv, Kiev e Chernihiv.  

Sono 3.200 i profughi che, da gennaio 2021 ad oggi, hanno perso la vita nel Mediterraneo e lungo le vie di terra, cercando di raggiungere l'Europa, alla ricerca di un futuro migliore. Per ognuno di loro, si è accesa una candela, perché il ricordo di ogni morte non vada perduto. Come quella di Mousa, del Mali, il piccolo Omar, del Gambia, insieme ad altri giovani i cui corpi sono stati recuperati tra il 3 e il 17 aprile scorsi nel fiume Kupa, al confine tra Croazia e Slovenia, mentre tentavano di raggiungere l'Italia.

"Si può morire di speranza o morire nella speranza. Non è la stessa cosa - ha affermato il cardinale Czerny nell'omelia -. Le due possibilità non si escludono, ma lo scandalo della prima ci fa interrogare sulla seconda. La tentazione di esercitare il potere come dominio dell'uomo sull'uomo - ha sottolineato - è conseguente alla perdita della relazione con Dio: staccato dal Padre, diviso dal suo creatore, l'uomo non si riconosce più come chiamato a custodire e proteggere la fratellanza e il creato. Così continua anche oggi a configurarsi il potere che logora e che ci logora: porta al vertice e contrappone, separa, opprime, poi fa precipitare. Crea inferno per chi lo subisce, ma anche isola, svuota, imprigiona chi lo detiene. Scompaiono i tratti umani - ognuno di noi è figlio - ed ecco la bestia, il mostro, il demonio", ha aggiunto. Ma a giudicarci, ha proseguito Czerny, "sarà un altro potere, capovolto. Anche se veniamo scartati da chi domina il mondo, o se i nostri sogni vengono infranti, niente è finito: ai margini siamo solo diversamente al centro. Il mondo nuovo, infatti, è iniziato a Nazareth, in periferia, e sul Calvario, fuori dalle porte della città". (Leggi l'omelia)

Fonte AGI

Insieme alla Comunità di Sant’Egidio erano presenti Associazione Centro Astalli, Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Scalabrini Migration International Network, ACLI, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, ACSE.