Dal 12 luglio 2021, in un’ala dell’antico ospedale San Gallicano - che oggi ospita diverse attività di carattere sociale, sanitario e culturale - è aperto l’hub vaccinale di Sant’Egidio, grazie all’impegno volontario - e gratuito - di circa 140 tra medici, infermieri, personale sanitario, personale per la logistica e l’amministrazione.
Sorto a seguito della richiesta del generale Figliuolo, allora Commissario Straordinario per l'emergenza Covid, l'hub - in collaborazione con la ASL Roma 1 e con la Regione Lazio - intendeva rispondere all'esigenza di immunizzare quelle fasce di popolazione che, per condizioni di marginalità dettate da motivi diversi, sarebbero rimasti esclusi dalla campagna vaccinale.
In 10 mesi ha somministrato più di 25.000 vaccini anticovid e raggiunto 16.200 persone: senza dimora, profughi e rifugiati, stranieri in attesa di regolarizzazione, rom. Ma anche italiani in condizioni di particolare marginalità sociale e studenti stranieri o religiosi temporaneamente presenti in Italia.
Un popolo di diverse età – l’87% tra i 18 e i 59 anni, quindi in età lavorativa – appartenenti a 146 nazionalità (primi i peruviani, ma gli italiani sono al quarto posto), che sarebbero in massima parte rimasti esclusi dalla campagna vaccinale - non per scelta, ma per mancanza di informazione, di accompagnamento, e per l’impossibilità di esercitare il diritto alla salute e alle cure.
I numeri parlano chiaro: soltanto il 18,8% (meno di 1 su 5) aveva la tessera sanitaria. Per tutti gli altri, l’81,2% - che in termini assoluti significa 13.082 persone - l’accesso all’hub ha significato la possibilità di emergere da una vera e propria “invisibilità sanitaria”.
Una condizione drammatica, per le persone prive del diritto alle cure, ma anche un fattore di vulnerabilità per la campagna vaccinale nazionale, che l’hub ha contribuito a colmare. Tramite un apposito sportello in collegamento con la Regione Lazio, infatti, gli operatori dell’hub di Sant’Egidio hanno potuto, con la somministrazione dei vaccini, regolarizzare la posizione sanitaria di migliaia di persone che hanno potuto accedere all’STP o all’ENI, garantendo loro un diritto peraltro sancito dalla Costituzione (art. 32: la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti) e finora negato.
Allo stesso tempo quello svolto dall’hub è un servizio alla salute e alla protezione di tutti: molti dei vaccinati infatti lavorano nel campo dell’assistenza alle persone (badanti, oss) e la loro immunizzazione abbassa notevolmente il pericolo di contagio per le persone fragili di cui si prendono cura.
La sanità per tutti, è la convinzione dei tanti volontari che contribuiscono a quest’opera, non è un onere gravoso di spesa, come talvolta si sente affermare, ma una protezione che include chi resterebbe ai margini, si estende a diverse fasce d’età e contribuisce al bene comune.