"Siate strumenti della pace di Dio e della sua misericordia". Omelia del card. Louis Raphaël Sako alla preghiera con i rappresentanti delle Chiese in Iraq

Omelia del card. Louis Raphaël Sako, Patriarca di Baghdad dei Caldei
Basilica di Santa Maria in Trastevere, 28 febbraio 2022

Luca 4,14-22

14Gesù, nella potenza dello Spirito, se ne tornò in Galilea; e la sua fama si sparse per tutta la regione. 15E insegnava nelle loro sinagoghe, glorificato da tutti.
16Si recò a Nazaret, dov'era stato allevato e, com'era solito, entrò in giorno di sabato nella sinagoga. Alzatosi per leggere, 17gli fu dato il libro del profeta Isaia. Aperto il libro, trovò quel passo dov'era scritto:
18«Lo Spirito del Signore è sopra di me,
perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri;
mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri
e il ricupero della vista ai ciechi;
per rimettere in libertà gli oppressi,
19per proclamare l'anno accettevole del Signore».
20Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, si mise a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui.
21Egli prese a dir loro: «Oggi, si è adempiuta questa Scrittura, che voi udite». 22Tutti gli rendevano testimonianza, e si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?»

 

Eccellenze, cari fratelli e care sorelle,
buonasera a tutti.
Il più sincero ringraziamento alla Comunità di Sant’Egidio per la calorosa accoglienza e la sua solidarietà e preghiera per l’Iraq ma anche per l’Ucraina. Noi abbiamo sperimentato la guerra: tanti morti, alcune città sono totalmente rovinate, e speriamo che il dialogo tra l’Ucraina e la Russia trovi una strada.
Noi, pastori delle Chiese in Iraq, Chiese orientali in Iraq, oggi abbiamo avuto l’udienza con il Santo Padre. Siamo molto colpiti per il suo discorso e incoraggiamento ad essere buoni pastori, sentire la sofferenza della gente e pensare anche ai loro bisogni, come Gesù ha fatto. E questo brano, che Gesù ha letto nella sinagoga, dal profeta Isaia, Gesù lo ha preso, ma ognuno di noi deve prenderlo e anche attuarlo, farlo, viverlo nel concreto.
Penso che anche noi, capi delle Chiese, dobbiamo imparare dalla nostra gente, da Sant’Egidio, il dialogo, l’ascolto e la convivenza, così possiamo dare una testimonianza vera del Vangelo.
Nel nostro mondo la globalizzazione e la secolarizzazione hanno creato una situazione in Occidente di indifferenza verso la religione. Un po' la gente è agonistica: in Oriente il fondamentalismo, il settarismo, la corruzione. Poi, di più, la pandemia ha cambiato tutto il mondo, la cultura, la società, l’economia, ma anche ha creato cristiani virtuali.
Come fare, noi come pastori ma anche come Chiesa insieme con la nostra gente? Forse solo una parola, io direi una parola: ritornare al Vangelo e piano piano capire il messaggio del Vangelo oggi, nelle nostre società, nelle nostre difficoltà e trovare la speranza di prenderne atto. Ognuno di noi, noi e voi, siamo un po' responsabili di ciò che accade nel nostro mondo.
Io ammiro l’iniziativa del Santo Padre che è andato all’ambasciata russa per dire: basta guerra, cercate di dialogare e trovare una soluzione degna. La guerra è una cosa brutta, è una vergogna per l’umanità.
Noi orientali abbiamo oggi cominciato il digiuno, voi mercoledì. È un tempo importante per una auto riflessione: mettiamo da parte il nostro egoismo, la competizione etc., lavoriamo insieme come una comunità unita, come una sola Chiesa anche se siamo Chiese diverse, ma abbiamo la stessa fede, lo stesso Cristo, lo stesso Vangelo. Dobbiamo creare una comunità di fratelli e sorelle che si amano e si sentono per essere sale e lievito, cioè una benedizione per il nostro mondo ma anche un pane per i nostri fratelli che hanno bisogno.
Il papa nella sua visita in Iraq ha detto una frase che può essere una magna charta per tutti noi, noi pastori ma anche cristiani, credenti: essere strumenti della pace di Dio e della sua misericordia, artigiani pazienti e coraggiosi di un nuovo ordine sociale.
Vi auguro una buona Quaresima e un tempo di riflessione, di sentire e toccare il bisogno della nostra società per essere così solidali e vicini a tutti.
Ancora una volta vorrei ringraziare la Comunità di Sant’Egidio per tutto quello che fa. Lunedì scorso ho visitato il centro qui e ho sentito nel mio cuore il buon samaritano, non la parabola ma la realtà del buon samaritano in questo centro, dove c’è povera gente ammalata che trova cibo, medicine e anche un rifugio.
Il Signore ci giudicherà sul nostro amore o carità.
 

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