Presentazione di Gesù al tempio, "festa dell'incontro" con gli anziani Simeone e Anna. Meditazione di don Marco Gnavi sul Vangelo di Luca (Lc 2,22-38)

2 febbraio 2022
Santa Maria in Trastevere
Presentazione di Gesù al tempio

Luca 2, 22-38
22Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, 23come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.
25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; 26lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. 27Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, 28lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
29“Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
30perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
31preparata da te davanti a tutti i popoli,
32luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele”.
33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione 35perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.
36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

 

Meditazione di don Marco Gnavi

Siamo raccolti assieme nell’occasione della festa della presentazione al tempio di Gesù. È una festa tanto antica, alla quale è legata la tradizione delle luci delle candele benedette, che simbolicamente però ci rimandano alle parole del cantico di Simeone, l’anziano uomo giusto e pio che aspettava la consolazione di Israele e, come abbiamo udito, si lasciava muovere dallo spirito, nell’attesa dell’incontro con la salvezza.
Lo spirito infatti era su di lui e la sua gioia, piena di abbandono confidente, manifesta il compimento di una vita intera: Ora puoi lasciare, Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli.
Gli occhi della fede di Simeone intuiscono il privilegio di aver abbracciato il salvatore. Questo abbraccio è un dono per la sua vita sazia di giorni, è un dono per il popolo di Israele, ma è anche un dono preparato davanti a tutti i popoli. Addirittura, è luce per illuminare le genti, i popoli lontani, i pagani. È luce perché è il figlio di Dio stesso. È luce, quindi, su Simeone e sul popolo di cui lui è figlio.
Ma quanto avviene, avviene in una porzione umile e credente del popolo di Israele e, anche se avviene in una porzione umile e credente di un popolo che vive secondo la legge, è già una promessa universale di salvezza per tutti. E l’Oriente descrive questa festa come festa dell’incontro.
È luce l’incontro tra questo anziano, e più tardi l’anziana che è Anna, è luce sulle generazioni. È luce anche su Maria, alla quale Simeone svela la grandezza della sua maternità ma anche la sofferenza che questa porterà con sé: la spada che le trafiggerà l’anima.
Tutto si compie secondo la legge, che prescriveva alla donna che avesse partorito quaranta giorni di astinenza da qualsiasi atto culto, al termine dei quali avrebbe dovuto fare un’offerta per la sua purificazione. E questa offerta si accompagnava anche all’offerta per il primogenito maschio, che secondo la legge di Mosè era proprietà di Dio. Questa offerta era stabilita a perenne memoria del fatto che al tempo dell’esodo Dio risparmiò i primogeniti degli ebrei, ma la si sarebbe potuta offrire in qualsiasi luogo.
L’evangelista Luca, invece, ci porta nel tempio, perché nel tempio, trenta anni dopo questo evento, il tempio sarà testimone di gesti straordinari da parte del Signore Gesù, che precederanno un’altra offerta, quella della sua stessa vita, facendo della sua esistenza, del suo corpo, del suo sangue, l’alleanza inedita con l’umanità intera, a partire dai dodici per raggiungere poi ogni uomo, ogni donna.
La festa dell’incontro ci svela che in ogni incontro in cui è presente il Signore Gesù, ci si apre a un futuro inedito, che la gioia dell’incontro non è solo per Maria, Giuseppe, Simeone e Anna, ma è per tutti coloro che attendono la salvezza. È vera consolazione questo incontro, perché redenzione del popolo e dell’umanità.
E poi al Vangelo non sfugge il fatto che nella folla del tempio avvenga qualcosa di eccezionale. Non passa inosservato l’incontro di cui abbiamo ascoltato e se ne accorgono gli umili. Con Simeone c’è anche Anna, profetessa figlia di Fanuele, della tribù di Azer, molto avanzata in età, vedova come tante donne. Non si allontanava mai dal tempio, come tante amiche anziane di cui siamo stati resi fratelli e sorelle. Serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Aiutiamoci a vivere ogni incontro come luce, come promessa di salvezza, come alleanza, con lo stupore e la consolazione di Simeone, con la gioia di Anna, comunicando ciò che avviene nel cuore di questo popolo come promessa di salvezza per tutti. E trasmettiamo con entusiasmo quanto riceviamo e questa luce. E come Maria siamo fedeli a questo Vangelo che ci dice che la grandezza di Dio si nasconde sempre anche nell’umiltà di ogni incontro illuminato e guidato dallo Spirito. Amen