Preghiera per i malati. Meditazione di Andrea Riccardi
Salmo 40 (41)
Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.
2 Beato l'uomo che ha cura del debole,
nel giorno della sventura il Signore lo libera.
3 Veglierà su di lui il Signore,
lo farà vivere beato sulla terra,
non lo abbandonerà alle brame dei nemici.
4 Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore;
gli darai sollievo nella sua malattia.
5 Io ho detto: «Pietà di me, Signore;
risanami, contro di te ho peccato».
6 I nemici mi augurano il male:
«Quando morirà e perirà il suo nome?».
7 Chi viene a visitarmi dice il falso,
il suo cuore accumula malizia
e uscito fuori sparla.
8 Contro di me sussurrano insieme i miei nemici,
contro di me pensano il male:
9 «Un morbo maligno su di lui si è abbattuto,
da dove si è steso non potrà rialzarsi».
10 Anche l'amico in cui confidavo,
anche lui, che mangiava il mio pane,
alza contro di me il suo calcagno.
11 Ma tu, Signore, abbi pietà e sollevami,
che io li possa ripagare.
12 Da questo saprò che tu mi ami
se non trionfa su di me il mio nemico;
13 per la mia integrità tu mi sostieni,
mi fai stare alla tua presenza per sempre.
14 Sia benedetto il Signore, Dio d'Israele,
da sempre e per sempre. Amen, amen.
La malattia rivela la profonda fragilità della donna e dell’uomo, del forte e del ricco, del potente come del povero e del debole. Quanti salmi e quante pagine della Scrittura sono dedicati alla condizione, alla realtà, ai sentimenti, alla preghiera del malato?
Ma perché sono malato? La Scrittura talvolta registra il pensiero che la malattia sia la punizione di Dio per una colpa: Pietà di me, Signore, risanami, contro di te ho peccato. È una dura sentenza. C’è, però, in questa preghiera la speranza che colui che ha punito il peccato, alla fine faccia grazia, abbia pietà, guarisca.
Tuttavia, le Scritture, ma Gesù fa chiarezza sull’idea della malattia come pena per il peccato. È tanto chiaro ovunque, ma soprattutto quello che il maestro dice riguardo al cieco nato, contrastando, invece, l’opinione scontata dei discepoli: Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.
Queste parole fanno luce sul volto di un Dio misericordioso. Il malato, però, sente che la sua malattia viene quasi dal caso o, se vogliamo, dal caos della vita. La gente lo dice chiaramente nel Salmo 41: un morbo infernale, un morbo maligno su di lui si è abbattuto. Da dove si è steso non potrà rialzarsi.
La malattia colpisce il corpo del malato, ma anche le sue relazioni. Essendo debole, gli altri diventano arroganti con lui: i nemici mi augurano il male, quando morirà e perirà il suo nome? Il malato sente attorno a sé disprezzo e falsità: chi viene a visitarmi dice il falso, il suo accumula malizia, e uscito fuori sparla.
La triste esperienza di questo mondo finisce allora per insegnare che mai bisogna mostrarsi deboli di fronte agli altri. Mai bisogna mostrarsi bisognosi di fronte agli altri. Persino l’amico, anche l’amico in cui confidavo, anche lui, che mangiava il mio pane, alza contro di me il suo calcagno.
Non solo la gente non sa stare con i malati, ma si allontana da loro, quasi temesse il contagio della tristezza del malato. Infatti, questi, come il povero, ricorda la comune debolezza, la debolezza di tutti.
Gesù insegna che non c’è una divisione così netta tra i sani e i malati, tra i ciechi e i vedenti. Talvolta, ci sono ciechi che pretendono di insegnare la strada. Ma soprattutto, i miracoli di Gesù, le sue attenzioni ai malati, vengono a mostrare che Dio si prende cura di noi. Egli perdona tutte le tue colpe, dice il salmo 103, risana tutte le tue infermità. Salva la tua vita dalla fossa, ti corona di bontà e compassione e, addirittura, ti fa ringiovanire come l’aquila. Ti fa ringiovanire come l’aquila!
A Dio tutto è possibile, e tutto è possibile a colui che ha fede. Infatti, Gesù vuol dire “Dio che salva” e anche, in fondo, “Dio che guarisce”. La malattia non è mai una condanna, anzi, invita gli uomini e le donne alla genialità della cura, perché non si rassegnino. E la cura è espressione di un amore che non si rassegna.
A veder bene, il salmo 41 che abbiamo letto, o 40, non comanda solo di visitare il malato, ma parla di cura. E la cura è, allo stesso tempo, intelligenza e tenerezza. Beato l’uomo che ha cura del debole. È una beatitudine inserita nei salmi. Cura è speranza di poter aiutare l’altro a guarire e chi ha cura del malato contrae un debito con il Signore. Il Signore lo farà vivere beato sulla terra, il Signore lo sosterrà sul letto del dolore, gli darà sollievo nella sua malattia. Dice il giudice del giudizio finale di Matteo 25: malato, mi avete visitato.
Il salmo 41, che registra dolorosamente le ricadute sociali della malattia sui rapporti, va però al cuore del desiderio del malato. E il desiderio del malato si fa preghiera, preghiera del malato stesso e preghiera dei suoi amici per la sua sanità: ma tu, Signore, abbi pietà e sollevami.
Il Signore ascolta sempre la preghiera di chi soffre, il Signore ascolta sempre la preghiera di chi si rivolge a lui con fede e insistenza. Sollevami. Sollevare è il gesto di Gesù con la suocera di Pietro, dopo averla guarita, quando la restituisce alla vita, ed egli l’aveva trovata malata nella casa dell’apostolo. La guarì e la sollevò dal letto. Ma sollevare è anche il verbo, come sappiamo, che si usa per la resurrezione.
Infatti, la nostra vita non è solo accompagnata dalla croce, come molti tanto sottolineano, ma la nostra vita è accompagnata da tante resurrezioni. Da questo saprò che tu mi ami, se non trionfa su di me il mio nemico. Per la mia integrità tu mi sostieni, mi farai stare alla tua presenza per sempre. Insiste: per sempre. Resurrezione nella nostra vita.
La vita conosce varie ostilità, di ciascuno. Potremmo dire, la vita ha vari nemici, il corpo, la malattia quindi, la mente. Paolo, però, nella prima lettera ai Corinti afferma: L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.
Dio vuole e può salvarci. Dio, nel Signore Gesù, ci dona la vita. Infatti, a ciascuno di noi, alla nostra vita, il Signore ha detto e sempre ripete: Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.