A Trieste, festa per #santegidio50. L'omelia dell'arcivescovo

Omelia di mons. Giampaolo Crepaldi - Gv 10, 11-18

A Trieste si è celebrata la liturgia per il 50° anniversario della Comunità di Sant'Egidio presieduta da mons. Giampaolo Crepaldi nella Cattedrale di San Giusto. Pubblichiamo la sua omelia.

Cari amici della Comunità di Sant’Egidio,

1.        Sono particolarmente lieto di festeggiare con voi, attorno alla mensa eucaristica, il 50° anniversario della vostra fondazione, anniversario che diventa occasione propizia per ringraziare il Signore per le grazie concesse e, nello stesso tempo, per riconfermare le nobili ragioni che, in origine, motivarono la nascita della vostra Comunità. Questo momento mi consente di andare con la memoria alle tante amicizie coltivate con autorevoli esponenti della Comunità soprattutto quando abitavo a Trastevere e di ringraziare la Sant’Egidio della nostra Diocesi per la testimonianza che offre e per le tante cose belle e buone che realizza. Il Vangelo di Giovanni che è stato proclamato ci presenta Gesù come il vero ed unico Pastore, colui, cioè, che dona tutto se stesso per le sue pecore. Il verbo “offrire” ripetuto da Gesù tante volte, esprime con forza la sua missione redentiva di amore per tutta l’umanità. La passione e la morte di Gesù sulla croce, ma non solo, tutta la sua vita, le sue parole, i miracoli, i suoi gesti misteriosi e indimenticabili, sono un’offerta totale. Offrire significa donare, cioè privarsi di qualche cosa: Gesù “svuotò se stesso” (Fil 2,7) interamente. Avendo visto lo stesso Pastore farsi Agnello immolato per amore, cresceremo nella conoscenza intima di Lui, ci nutriremo di Lui che ci renderà forti per vivere da redenti. Le parole del Buon Pastore sono un chiaro invito a liberarci dalle nostre paure e ad andargli incontro con gioia nella certezza di essere intimamente conosciuti, amati e salvati.

2.        Cari amici, l’amore di Cristo ci spinge non solo ad accogliere il dono della vita nuova ed eterna che Egli ci fa, ma anche ad offrire noi stessi insieme con Lui. Il Sacrificio Eucaristico ci unisce intimamente a questa offerta, e ce ne fa comprendere il senso. Ormai non siamo soli, ma c’è Lui, il Pastore Grande delle pecore, a soffrire, a gioire, a pregare, ad offrire, con noi e con tutta la Chiesa, ogni giorno. In questa prospettiva, si colloca il 50° anniversario della fondazione della vostra Comunità con la valorizzazione piena e gioiosa dei tratti fondamentali e caratterizzanti delle origini. In primo luogo la preghiera, quotidiana e assidua, che consente di andare alla fonte da cui proviene ogni forza che sostiene un agire autenticamente cristiano. Parola ed Eucarestia, sono le prime e le più importanti mense da frequentare, che il Signore stesso ha allestito per noi, senza delle quali resteremo confinati dentro il perimetro delle nostre povertà spirituali e morali. In secondo luogo i poveri, amati e serviti come li ama e li serve il Signore. Papa Francesco, nel suo recente viaggio in Puglia, ha detto che Don Tonino Bello: “…davanti al Tabernacolo imparava a farsi mangiare dalla gente”. Così deve essere anche per la vostra Comunità, resa in questo modo abilitata ad allestire le mense dei poveri. Ancora Papa Francesco: “non bastano le opere di carità”, se manca “l’amore da cui partono le opere, se manca la sorgente, se manca il punto di partenza che è l’Eucaristia, ogni impegno pastorale risulta solo una girandola di cose”. In terzo luogo la pace, dono di Dio, ma anche impegno serio e generoso di ogni cristiano. Nei molti anni di servizio alla causa della pace ho avuto modo di constatare che l’albero della guerra produce il frutto avvelenato della povertà e, nello stesso tempo, che l’albero della povertà produce spesso il frutto avvelenato della guerra. La pace, perciò, si costruisce a cominciare dalle case, dalle strade, dalle botteghe, là dove si tessono relazioni con il dialogo fraterno, là dove si costruisce la civiltà dell’amore e l’amicizia civile. Cari amici, affidiamo tutto alla Madonna, la Madre della Chiesa, implorandola di concederci la grazia della fedeltà nella quotidiana preghiera a Dio, nell’amore ai poveri e nella custodia e coltivazione della pace.