Preghiera della sera. Meditazione di don Francesco Tedeschi sul libro di Daniele (Dn 3,13-24.46-51)
6 Апрель 2022 | продолжительность: 22:36
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Il libro di Daniele è un grande libro sulla profezia, di quel popolo che visse l'esilio a Babilonia. In esso troviamo vari racconti che riguardano non solo la vita del profeta in esilio, ma anche quello dei suoi compagni, dei suoi amici e vuole essere nel suo insieme una lettura della storia. Il racconto, in fondo, di questi tre giovani Sadrac, Mesac e Abednego nella fornace è un po' un paradigma dell'esperienza di un popolo di credenti, che vive nella fornace della storia, in mezzo a persecuzioni, conflitti, lotte. E’ anche la vicenda di un popolo di esiliati, che vive in una terra straniera; e allora quanto in realtà questo racconto ci parla anche del nostro tempo, proprio mentre vediamo crescere il numero di profughi esiliati che dall'Ucraina, ma non solo, da ogni conflitto che ancora c'è nel mondo, sono in fuga e cercano pace. E non c'è differenza di sofferenza di dolore, perchè l'esperienza dell'esilio è il segno di una fraternità nel dolore che supera ogni frontiera. Così quei giovani scendono insieme nella stessa fornace, parte di uno stesso popolo. La loro storia ci parla però anche della forza della preghiera; sì la forza di quel popolo è la preghiera, che protegge dal male ed è un'immagine questa che illumina anche la nostra preghiera della sera.Questo è il simbolo: quella fornace è il simbolo di un mondo in fiamme, dove non sembra esserci riparo, fiamme che bruciano ad un certo punto anche gli stessi che hanno acceso il fuoco. La preghiera però è ciò che permette a quei tre giovani non solo di sopravvivere, ma anche di testimoniare la propria fede.
0:00 Preghiera con la Comunità di Sant'Egidio
0:28 Commento del libro del profeta Daniele (Dn 3,13-24.46-51)
Dal libro del profeta Daniele
(Dn 3,13-24.46-51)
Allora Nabucodònosor, sdegnato e adirato, comandò che gli si conducessero Sadrac, Mesac e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re. Nabucodònosor disse loro: "È vero, Sadrac, Mesac e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d'oro che io ho fatto erigere? Ora se voi, quando udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpa, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, sarete pronti a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatto, bene; altrimenti, in quel medesimo istante, sarete gettati in mezzo a una fornace di fuoco ardente. Quale dio vi potrà liberare dalla mia mano?".
Ma Sadrac, Mesac e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: "Noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano, o re. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto".
Allora Nabucodònosor fu pieno d'ira e il suo aspetto si alterò nei confronti di Sadrac, Mesac e Abdènego, e ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito. Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadrac, Mesac e Abdènego e gettarli nella fornace di fuoco ardente. Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, i calzari, i copricapi e tutti i loro abiti, e gettati in mezzo alla fornace di fuoco ardente. Poiché l'ordine del re urgeva e la fornace era ben accesa, la fiamma del fuoco uccise coloro che vi avevano gettato Sadrac, Mesac e Abdènego. E questi tre, Sadrac, Mesac e Abdènego, caddero legati nella fornace di fuoco ardente. Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.
I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti. La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace 48e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace. Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco della fornace e rese l'interno della fornace come se vi soffiasse dentro un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.
Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace.
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