Preghiera della sera. Meditazione di don Francesco Tedeschi sul libro di Qoelet (Qo 9,13-18)
31 Марш 2022 | продолжительность: 28:21
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Il libro di Qohelet, di cui abbiamo ascoltato questo brano, è stato scritto in un periodo in cui la terra di Israele era sotto la dominazione straniera del regno egiziano dei Tolomei. Questo esempio, di una città assediata da un grande re, non può non evocare questa realtà che l'autore stesso del libro dice di aver visto sotto il sole, cioè come una realtà evidente. E qui la scrittura sembra quasi voler mettere a confronto ciò che è evidente, la potenza militare, la forza delle armi, con ciò che invece appare nascosto, ma non per questo meno efficace. Ecco stiamo vivendo fratelli e sorelle in un tempo di guerra, in cui il conflitto in Ucraina sembra mostrare l'ineluttabilità dello scontro, in cui il clima umano che vediamo affermarsi è quello di una città, che vive come sotto assedio. La guerra è come un assedio che si stringe attorno alla vita degli uomini, alla loro convivenza; e nelle città colpite dalla guerra vediamo ferito lo scorrere pacifico della vita di ogni città, di ogni uomo, di ogni donna. La forza del male, la forza di questa guerra e di ogni guerra appare come un grande re, che costruisce grandi fortificazioni, che si arma per mostrare la sua potenza e la sua forza, contro quella piccola città che è simbolo, in realtà, come ogni città, di coabitazione e convivenza, vita comune, pace. E davanti a questa forza preponderante, la Scrittura indica però un'altra forza, quella di un uomo solo, povero ma saggio, che si oppone ai disegni dei violenti. Ecco davanti al male anche un uomo solo, dice la Scrittura, può opporsi, può rappresentare un argine e salvare quella città.
0:00 Preghiera con la Comunità di Sant'Egidio
15:10 Lettura del libro di Qoelet (Qo 9,13-18)
16:53 Commento sul libro di Qoelet (Qo 9,13-18)
Dal libro di Qoelet
(Qo 9,13-18)
Anche quest'altro esempio di sapienza ho visto sotto il sole e mi parve assai grave: c'era una piccola città con pochi abitanti. Un grande re si mosse contro di essa, l'assediò e costruì contro di essa grandi fortificazioni. Si trovava però in essa un uomo povero ma saggio, il quale con la sua sapienza salvò la città; eppure nessuno si ricordò di quest'uomo povero. Allora io dico:
"È meglio la sapienza che la forza,
ma la sapienza del povero è disprezzata
e le sue parole non sono ascoltate".
Le parole pacate dei sapienti si ascoltano meglio
delle urla di un comandante di folli.
Vale più la sapienza che le armi da guerra,
ma un solo errore può distruggere un bene immenso.
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