Preghiera della sera. Meditazione di Don Francesco Tedeschi sul libro del profeta Isaia (Is 58,1-12)
18 Февраль 2022 | продолжительность: 26:36
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Il profeta Isaia ci comunica la parola di Dio che parla ad un mondo ferito, il mondo di quel popolo che si era ritrovato esule a Babilonia, potremmo dire, come schiacciato dal peso della storia e di questo mondo ferito. Il profeta ci lascia udire la voce, come di un rimprovero levato davanti al cielo: perché digiunare se tu non lo vedi, mortificarsi se tu non lo sai? È un popolo che pensa che il Signore si sia allontanato da lui, che li abbia abbandonati. Lo cercano, ma non sanno in realtà dove trovarlo. Ecco, la parola di Dio continua a parlare alla nostra vita e al nostro mondo e ci aiuta a leggere in realtà anche le ferite del nostro tempo tempo, di una pandemia, che ha reso più fragili i legami sociali, che ha colpito è ferito le parti più deboli del nostro mondo; un tempo in cui si sono alzati muri, divisioni, in cui tanti conflitti rendono amara la vita di popoli interi; e pensiamo ancora oggi in particolare alle situazione in Ucraina e in Russia; è un mondo ferito, che ha bisogno di riparatori di brecce cioè di uomini e donne
0:00 Preghiera con la Comunità di Sant'Egidio
8:51 Lettura del libro del profeta Isaia (Is 58,1-12)
12:07 Commento sul libro del profeta Isaia
Dal libro del profeta Isaia
(Is 58,1-12)
Grida a squarciagola, non avere riguardo;
alza la voce come il corno,
dichiara al mio popolo i suoi delitti,
alla casa di Giacobbe i suoi peccati.
Mi cercano ogni giorno,
bramano di conoscere le mie vie,
come un popolo che pratichi la giustizia
e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio;
mi chiedono giudizi giusti,
bramano la vicinanza di Dio:
"Perché digiunare, se tu non lo vedi,
mortificarci, se tu non lo sai?".
Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,
angariate tutti i vostri operai.
Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi
e colpendo con pugni iniqui.
Non digiunate più come fate oggi,
così da fare udire in alto il vostro chiasso.
È forse come questo il digiuno che bramo,
il giorno in cui l'uomo si mortifica?
Piegare come un giunco il proprio capo,
usare sacco e cenere per letto,
forse questo vorresti chiamare digiuno
e giorno gradito al Signore?
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,
nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l'aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!".
Se toglierai di mezzo a te l'oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all'affamato,
se sazierai l'afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio.
Ti guiderà sempre il Signore,
ti sazierà in terreni aridi,
rinvigorirà le tue ossa;
sarai come un giardino irrigato
e come una sorgente
le cui acque non inaridiscono.
La tua gente riedificherà le rovine antiche,
ricostruirai le fondamenta di trascorse generazioni.
Ti chiameranno riparatore di brecce,
e restauratore di strade perché siano popolate.
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