Dibattito il 22 ottobre alle 18 nella Chiesa di San Pietro Martire per riscoprire lo spirito pedagogico di Dolcie Montessori
Le manifestazioni di piazza per la pace a Gaza in Inghilterra, Spagna, Italia, Danimarca, Thailandia, Bolivia, insomma in tutto il mondo, raccontano qualche cosa di nuovo. I giovani sono stanchi di cinismo, di competitività, di delicati e irraggiungibili equilibri geopolitici che sacrificano migliaia di vite per non turbare il sonno dei potenti. C’è una parola nuova che inizia a circolare: speranza. La speranza è proiettata nel futuro, è generosa e si dispiega anche alle generazioni successive. Non ha nulla a che vedere con una politica opportunistica e predatoria.
Una grande riserva di speranza si trova nelle aule scolastiche, quelle abitate quotidianamente dai più giovani e in cui, pazientemente, si insegna a confrontarsi democraticamente. Piero Calamandrei, in un celebre discorso del 1950 a difesa della Scuola Pubblica (da sempre sotto attacco), affermava che la scuola è un organo costituzionale a cui è delegato il compito di formare i cittadini in consapevolezza e responsabilità, insegnando loro a vivere in democrazia.
Non sorprende, dunque, che nelle scuole ci sia una grande mobilitazione che sembra preludere ad una stagione di confronto serrato.
Tra le tante iniziative, una si segnala perché non proviene da sindacati o associazioni professionali, ma dalla Comunità di Sant’Egidio che a Napoli ha organizzato l’incontro/dibattito “Scuola è Pace: educare costruisce la Pace”.
E’ un messaggio potente ed è un cambio del solito paradigma che propone la scuola come luogo di competizione, in cui misurare il merito, assegnare voti e comminare punizioni. E’ la riscoperta di uno spirito pedagogico che appartiene a Maria Montessori, Danilo Dolci, Paulo Freire, ma anche a pensatori come Aldo Capitini e Emanuel Kant. Quest’ultimo, nell’opera “Per la Pace perpetua” affermava che lo stato naturale dell’uomo è la guerra, per questo era necessario un impegno straordinario dell’umanità per realizzare le condizioni della pace, altrimenti non sarebbe stato concesso «altro posto alla pace perpetua che non il grande cimitero del genere umano», era il 1795!
C’è un patrimonio di sapere, pensieri e parole che negli ultimi 30 anni è stato svilito dalla scuola aziendalista, dalle tre “i” e da slogan da imbonitore assurti a valori pedagogici.
La Scuola educa alla Pace ed ogni giorno di scuola può essere un giorno di pace. Lo sa bene Sant’Egidio, presente a Napoli fin dal 1973 con le Scuole della Pace, vere oasi dove la cultura della violenza è smontata per lasciare posto all’amicizia e alle relazioni umane. Nei quartieri spagnoli, nel centro storico, nell’area orientale, a Scampia le Scuole della Pace accolgono centinaia di bambini considerati a rischio.
E’ un modello che si è diffuso in oltre 70 paesi del mondo: in Congo, nella regione del Kivu martoriato dalla guerra, la Scuola della Pace è diventata quella ufficiale del vicino campo profughi accogliendo 1.200 bambini; in Salvador impediscono che i bambini siano arruolati dalle mafie locali; in Indonesia frequentano insieme bambini cristiani, musulmani e buddisti. Dopo il Covid, poi, Sant’Egidio ha lanciato il programma “W la scuola” per la prevenzione e il contrasto alla dispersione scolastica. Sono oltre 6.000 i bambini già tornati tra i banchi e, da quest’anno, dopo Roma e Genova il programma inizia anche a Napoli e Padova, con l’obiettivo di divenire un programma nazionale.
A Napoli, il 22 ottobre alle 18:00 nella Chiesa di S. Pietro Martire, con “Scuola è Pace” Sant’Egidio racconterà un modello fondato sull’ascolto paziente, sulla relazione umana, sulla convinzione che educare è uno dei modi più belli per far crescere la speranza e amare il mondo.
[ Dario Spagnuolo ]