Il racconto del volontario della Comunità di Sant'Egidio
Un incontro-testimonianza sul tema del "Giubileo in carcere". Ne ha parlato in parrocchia Paolo Lizzi, esperto volontario da decenni presso il carcere di Novara e Vercelli per conto della Comunità di Sant'Egidio. «Papa Francesco - ha avvertito Lizzi - ha aperto la porta nel carcere di Rebibbia per la prima volta nella storia, portando il dono della speranza in un luogo dove la speranza va perduta. Nel dialogo con i giornalisti il pontefice aveva posto l'interrogativo "Perché loro e non io?" e presentato il carcere come una seconda basilica».
La comunità di Sant'Egidio frequenta il carcere da circa 20 anni «portando un sostegno materiale e morale - ha proseguito Paolo Lizzi - soprattutto per chi non riceve visite dai parenti. Tanti detenuti non hanno nulla, sono dei veri poveri». Ecco perché «vengono organizzate alcune utili iniziative come gli incontri di formazione e di catechesi oppure le feste natalizie con il pranzo che permane un momento sempre molto sentito». Anche se i dati riferiscono tanti problemi ancora da risolvere.
«E' vero, purtroppo ci sono ancora molti problemi insoluti. Nelle carceri italiane, solo lo scorso anno, si sono contati ben novanta suicidi e sempre più aggressioni». Problemi che permangono anche per quanti escono dalle celle. «Sì, alcuni trovano difficoltà anche quando escono dal carcere, perché non sanno dove andare o non hanno nemmeno parenti. La comunità di Sant'Egidio cerca di offrire un appoggio e un aiuto per l'inserimento nella società. Diceva il Cardinale Martini che meglio e il peggio sono in carcere. Il meglio perché a volte ci sono dei veri positivi cambiamenti nelle persone, il peggio perché molti si portano sulle spalle il peso di gravi errori. La Comunità di Sant'Egidio porta davvero tanta speranza a queste persone, italiane e stranieri non fa differenza. Ricordo che "il buon ladrone" è stato il primo santo canonizzato da Gesù con "oggi sarai in paradiso con me"».
La comunità di Sant'Egidio frequenta il carcere da circa 20 anni «portando un sostegno materiale e morale - ha proseguito Paolo Lizzi - soprattutto per chi non riceve visite dai parenti. Tanti detenuti non hanno nulla, sono dei veri poveri». Ecco perché «vengono organizzate alcune utili iniziative come gli incontri di formazione e di catechesi oppure le feste natalizie con il pranzo che permane un momento sempre molto sentito». Anche se i dati riferiscono tanti problemi ancora da risolvere.
«E' vero, purtroppo ci sono ancora molti problemi insoluti. Nelle carceri italiane, solo lo scorso anno, si sono contati ben novanta suicidi e sempre più aggressioni». Problemi che permangono anche per quanti escono dalle celle. «Sì, alcuni trovano difficoltà anche quando escono dal carcere, perché non sanno dove andare o non hanno nemmeno parenti. La comunità di Sant'Egidio cerca di offrire un appoggio e un aiuto per l'inserimento nella società. Diceva il Cardinale Martini che meglio e il peggio sono in carcere. Il meglio perché a volte ci sono dei veri positivi cambiamenti nelle persone, il peggio perché molti si portano sulle spalle il peso di gravi errori. La Comunità di Sant'Egidio porta davvero tanta speranza a queste persone, italiane e stranieri non fa differenza. Ricordo che "il buon ladrone" è stato il primo santo canonizzato da Gesù con "oggi sarai in paradiso con me"».