A Natale con i senza fissa dimora insieme agli "angeli" della solidarietà
«Figlio mio, tu ci hai insegnato tanto siamo tutti eredi della tua generosità»
IL DOLORE
«Ci siamo aiutati e consolati reciprocamente, così il nostro dolore è stato più leggero». Concetta Napoletano, madre di Francesco Pio Maimone, 18enne napoletano vittima innocente della criminalità, ha impresso in una lettera la sua esperienza con la comunità di Sant'Egidio. Le festività natalizie trascorse al fianco dei volontari che quotidianamente assistono i senza fissa dimora a Napoli, hanno rappresentato per Concetta un altro passo della battaglia per la legalità intrapresa con Antonio Maimone, padre del giovane ferito a morte a Mergellina, la notte tra il 19 e il 20 marzo 2023. Dopo l'uccisione del 18enne di Pianura e il conseguente arresto del 20enne Francesco Pio Valda, oggi detenuto nel carcere di Terni per il suo omicidio, Concetta e Antonio hanno scelto di portare avanti «il buon esempio e i valori di Francesco Pio Maimone» contrastando la violenza con iniziative e campagne di sensibilizzazione sui temi della legalità. L'ultimo passo compiuto dai genitori di Maimone è stato quello di lanciare un segnale di solidarietà e vicinanza ai più fragili insieme alla Comunità di Sant'Egidio.
LA LETTERA
L'esperienza del secondo Natale senza Francesco Pio Maimone è racchiusa in una lettera che racconta l'impegno di Tina, così la chiamano in famiglia, e Antonio che il 24 dicembre hanno partecipato alla distribuzione dei pasti caldi e delle coperte al fianco dei volontari della comunità di Sant'Egidio. Le prime righe raccontano «la nuova esistenza senza te, perché non è facile affrontare questa pagina bianca» scrive Tina senza nascondere che spesso «il dolore prende spesso il sopravvento, i ricordi si accavallano, si sovrappongono. Ci hai insegnato tanto, figlio mio. Sei stato coraggioso e coerente con i valori della
vita, quali il rispetto, l'onestà e soprattutto la solidarietà» continua la donna che, per la prima volta, racconta alcuni episodi più intimi della vita del 18enne. «Un giorno sei arrivato a casa, hai preso una scatola e l'hai riempita di tutto quello che hai trovato nella credenza e nel frigo. Dovevi portarla alla mamma di un amico perché il padre se ne era andato di casa, avevano bisogno». Con queste riflessioni Tina, ispirandosi all'altruismo del figlio, ha scelto insieme ad Antonio di aiutare i senza fissa dimora e i più fragili.
LE VITTIME
La lettera di Tina è anche un modo per «dar coraggio» a tutte le altre mamme e famiglie che, come lei, stanno fronteggiando il dolore per la perdita dei figli, vittime innocenti della criminalità a cominciare dalle ultime vite spezzate ricordate durante la fiaccolata a Napoli dello scorso 22 dicembre dedicata a Santo Romano, Emanuele Tufano, Arcangelo Correra, Giovanbattista Cutolo e chiaramente Francesco Pio Maimone. La necessità di «aiutare i deboli come fanno i volontari della comunità di Sant'Egidio» trae ispirazione proprio dal I8enne di Pianura come racconta Tina. «Non posso mai dimenticare il tuo primo giorno di scuola media, tornasti a casa dicendo di aver avuto una sospensione. Rimasi perplessa, tu dal carattere mite, non potevi aver preso una sospensione - si legge nella lettera - Il giorno dopo mi recai a scuola per avere chiarimenti con il dirigente, quando poco prima di entrare in ufficio fui avvicinata da una signora che mi disse "vostro figlio è un eroe!" Mi spiegò che avevi difeso il figlio disabile da un gruppo di bulli che lo avevano preso di mira, affrontandoli con coraggio e scatenando così una rissa».
IL VOLONTARIATO
«Quest`anno la nostra famiglia ha avuto la gioia di trascorrere un Natale diverso, una Vigilia passata con i nostri fratelli che vivono per strada con la Comunità di Sant'Egidio» scrive Tina sottolineando che «il periodo di Natale risulta tra i più dolorosi ma tu ci hai preso per mano e guidati». La lettera continua descrivendo la nottata trascorsa con i senza fissa dimora e conclusa vicino lo chalet di Mergellina dive Francesco Pio Maimone perse la vita. «Avevi ragione tu figlio mio, il bene scaccia il male. Siamo contenti di aver fatto questa bella esperienza, ed è per questo che vogliamo ringraziare tutta la Comunità e la dottoressa Benedetta per averci accolti» continua la mamma del giovane descritto come «un raggio di luce che ancora porta vita nella nostra esistenza». Infine la lettera si conclude col proposito di continuare l'esperienza del volontariato e con una promessa: «Non permetteremo che la sofferenza congeli la vita, non lasceremo alla morte l'ultima parola, sarebbe una sconfitta».
[ MELINA CHIAPPARINO ]