Intervista a Andrea Riccardi sulla riforma della cittadinanza: "Un passo avanti la proposta di FI Accogliamola"
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Intervista a Andrea Riccardi sulla riforma della cittadinanza: "Un passo avanti la proposta di FI Accogliamola"

L'intervista al fondatore di Sant'Egidio
In tanti anni non si è fatto nulla e qualche responsabilità ce l'ha anche il centrosinistra

«L'apertura di Tajani sulla cittadinanza è un piccolo passo, ma non facciamocelo scappare: muove le acque ed è una base di discussione che viene dal centrodestra». Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio, ex ministro dell'Integrazione, ripercorre tutti i veti negli ultimi decenni verso i ragazzi «cresciuti da stranieri pur vivendo in Italia». Perciò fa pressing: non è cosa di sinistra o di destra, aprire la cittadinanza ai giovani immigrati va fatto, non si può aspettare.
Riccardi, la proposta di Forza Italia sulla cittadinanza è un piccolo passo?
«Prendiamoci quello che viene e discutiamone. Io preferirei un periodo inferiore di attesa per i ragazzi figli di immigrati che qui studiano e quindi si sono integrati: meno di dieci anni, ne basterebbero 5 o 6. Tuttavia la proposta di Forza Italia è importante perché smuove le acque. Come già i forzisti hanno fatto questa estate: e quindi prendiamocela».
L'Italia è in fortissimo ritardo nelle norme sulla cittadinanza ai ragazzi stranieri?
«Sì. Questi ragazzi figli di immigrati stanno con i nostri ragazzi a scuola, si pensano in Italia e si pensano italiani. E' doveroso dare loro la cittadinanza nella misura in cui partecipano alla nostra cultura e alla nostra identità».
La Comunità di Sant'Egidio, di cui è il fondatore, fu la prima oltre 20 anni fa a promuovere una legge di iniziativa popolare per la cittadinanza italiana ai bimbi immigrati. E dieci anni fa lei, ministro dell'Integrazione, rilanciò la proposta. Cosa prevedeva?
«Era una sorta di Ius Culturae perché un Paese come l'Italia non è adatto allo Ius Soli, diritto di cittadinanza per nascita, che va benissimo per gli Stati Uniti. L'Italia è un Paese di transito e ritengo che lo Ius Culturae esprima al meglio il senso di appartenenza. Ma non si è fatto nulla. Ragazzi figli di cittadini stranieri sono cresciuti da stranieri pur vivendo da italiani. Una contraddizione non solo ingiusta ma anche pericolosa. Essendo in crisi demografica e avendo inoltre bisogno di lavoratori stranieri il nostro problema è integrare. La scuola e la cittadinanza sono strumenti di integrazione».
Quanti anni di melina ci sono stati e ancora si rischia che ci siano? Per colpa della destra?
«C'è stata l'opposizione delle destre. Ma anche i governi a guida centrosinistra della XVII legislatura non hanno fatto niente, nonostante ci fossero proposte presentate in proposito».
Perché?
«Da un lato c'è il timore che parlare di stranieri faccia perdere voti. Dall'altro c'è una incomprensione della realtà del Paese e del suo futuro. Da quella mia proposta come ministro sono passati dieci anni e siamo un Paese più vecchio con un maggiore bisogno di giovani. Tuttavia manca la responsabilità di riflettere a fondo sul futuro».
E ora questa piccola proposta di cambiamento...
«Pochi in questo Paese hanno la storia per potere essere schizzinosi».
A Pontida i giovani leghisti hanno contestato Tajani chiamandolo "scafista". A destra il conflitto sulla cittadinanza è esploso e promette male?
«Quello slogan "Tajani scafista" mostra il livello politico bassissimo con cui viene trattata una grande questione nazionale e riguarda la configurazione delle generazioni future nel nostro Paese. C'è questa polarizzazione incredibile sugli stranieri e i loro figli quando si apre il dibattito politico in Italia ed emerge la pochezza della politica domestica. Credo che gli italiani siano più avanti, anche se si prova a giocare sulla paura».
La sinistra nicchia sulla proposta forzista.
«Io dico che è una strada e va presa sul serio e discussa. È importante portare a casa il principio di cittadinanza per i ragazzi figli di immigrati che sono italiani di fatto ma non di diritto. Non si tratta di maggioranza o opposizione ma di un problema umano e vitale per il nostro Paese. Poi tutto si può migliorare».

 
 

[ Giovanna Casadio ]