Un momento di preghiera per gli immigrati morti in mare

Marina di Ginosa. Organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio

E' un paradosso, una frase forte che si imprime in mente e nel cuore: "Morire di speranza", questo il nome dell'iniziativa promossa dalla comunità di Sant'Egidio, che ha organizzato nei giorni scorsi un corteo e una preghiera in riva al mare, per chi non ce l'ha fatta, per chi ha perso la vita cercando la speranza.
«Molte delle vittime che hanno cercato un futuro migliore spesso non hanno nemmeno un nome - ha spiegato Giulia D'Alba, referente ionica per la comunità di 
Sant'Egidio - uomini, donne, bambini, che scappano dalla guerra e dalle più difficili condizioni di vita per poter sopravvivere e che trovano purtroppo la morte. Abbiamo organizzato questo momento di preghiera e di confronto per loro: perché il loro ricordo non vada perduto e per promuovere una riflessione: occorre trovare delle soluzioni che non siano solo quelle del rifiuto e delle barriere».
Una marcia silenziosa ha attraversato le vie della borgata marinese per poi ricomporsi al lido Boomerang dove dopo un momento di preghiera, sono stati elencati alcuni dei migranti morti appunto di speranza attraversando le vie del mare e di terra: 2357 profughi da giugno 2017 ad oggi. Un momento di grande commozione nel leggere e nel sentire storie di uomini, donne, piccoli che si "materializzano"
davanti alla riva del mare: come quelli di Kiab, Moussa, Christian e Blondine morti insieme ad altri 65 profughi, recuperati sulle coste dell'Algeria, compagni di viaggio di alcuni migranti presenti alla marcia. Come Yasef ed i suoi piccoli morti cercando di attraversare il fiume Kolpa, valico tra Croazia e Slovenia, per entrare in Europa.


[ Antonella De Biasi ]