E' tempo di abolire la pena di morte nel mondo

Forte appello di Francesco
E ai governanti cattolici il Papa chiede, come gesto coraggioso ed esemplare, che in questo Anno Santo della misericordia non venga eseguita nessuna condanna capitale

Chissà se avranno davvero audacia coloro che reggono le sorti del mondo. E se sapranno rispondere all'appello di Francesco alla loro coscienza «affinché si giunga a un consenso internazionale per l'abolizione della pena di morte». Il Papa, inoltre, propone «a quanti tra loro sono cattolici di compiere un gesto coraggioso ed esemplare: che nessuna condanna venga eseguita in questo Anno Santo della misericordia».
Lo spunto è dato dal convegno organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio - storicamente impegnata contro la pena di morte -, che ha riunito a Roma trenta ministri di Giustizia del mondo e che ha previsto anche la presenza del cardinale tedesco Reinhard Marx, per dire che «il comandamento "non uccidere" ha valore assoluto e riguarda sia l'innocente sia il colpevole». Papa Francesco esclude la «legittima difesa sociale», facendo un ulteriore passo in avanti anche rispetto al Catechismo della Chiesa cattolica. «Non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio», chiosa in proposito lo storico Andrea Riccardi, citando un'espressione di Giovanni XXIII.
Fin dall'inizio del suo pontificato Bergoglio ha ripetutamente delegittimato religiosamente la pena di morte. Lo ha fatto, con forza, soprattutto davanti al Congresso americano - primo Papa a mettervi piede - quando ha citato la «responsabilità di proteggere e difendere la vita umana in ogni fase del suo sviluppo». Questa convinzione», ha aggiunto, «mi ha portato, fin dall'inizio del mio ministero, a sostenere a vari livelli l'abolizione globale della pena di morte. Sono convinto che questa sia la via migliore, dal momento che ogni vita è sacra, ogni persona umana è dotata di una inalienabile dignità, e la società può solo beneficiare dalla riabilitazione di coloro che sono condannati per crimini».
Affacciandosi la scorsa settimana dalla finestra di piazza San Pietro, per il consueto Angelus, Bergoglio è partito proprio da qui, «dall'inviolabile diritto alla vita, dono di Dio» che anche «il criminale mantiene». E Francesco pensa anche alla dignità del carcere e alla «possibilità di redimersi» che ha il colpevole. Possibilità che la pena dovrebbe favorire per quel reinserimento nella società che gli Stati - l'Italia già lo prevede nella propria Costituzione - dovrebbero salutare come una vittoria della collettività e della stessa giustizia.