CONFERENZE STAMPA

"Tutti in classe". Le proposte di Sant'Egidio contro la dispersione scolastica: più tempo pieno, facilitare le iscrizioni, potenziare l'insegnamento della lingua per i minori stranieri

 

Il 1° ottobre, giorno che per generazioni di italiani ha segnato il ritorno tra i banchi, la Comunità di Sant’Egidio ha voluto dedicare una conferenza stampa al tema della scuola, presentando dati e proposte concrete contro la dispersione scolastica e la povertà educativa.

Il presidente della Comunità Marco Impagliazzo ha ricordato che non tutti i bambini nel mondo hanno il privilegio di varcare il cancello di una scuola: “Non dimentichiamo – ha detto – i piccoli che oggi non studiano a Gaza, in Ucraina, in Africa e in Asia a causa della guerra o della violenza”.

Ma anche in Italia restano forti disuguaglianze. Impagliazzo ha parlato della “maternità” della scuola, che deve essere capace di non lasciare indietro nessuno, ma che spesso si scontra con ostacoli sociali e territoriali. “La forbice tra Nord e Sud è enorme – ha sottolineato – basti pensare che in Calabria quasi una persona su due è a rischio povertà ed esclusione sociale, mentre in Trentino è meno del 9%”. Una disparità che si riflette inevitabilmente sul percorso scolastico dei ragazzi.

In questo quadro pesa il fenomeno dei NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non si formano): in Italia rappresentano ancora il 15,2% dei giovani, uno dei dati peggiori in Europa. E, accanto alla dispersione scolastica esplicita – chi abbandona i banchi prima di un diploma – c’è quella “implicita”, cioè studenti che arrivano alla fine del percorso senza le competenze di base.

Per reagire a questo quadro, Sant’Egidio ha avviato dal 2022 il programma “W la Scuola”, che ha già intercettato quasi 3.000 minori: ragazzi che non riuscivano a iscriversi, che si erano persi lungo il cammino o che nessuno andava più a cercare. Il dato più significativo riguarda proprio le iscrizioni: il 69% dei ragazzi che si sono rivolti al programma non era in classe per difficoltà burocratiche o digitali. “Un ragazzo che non riesce a iscriversi – ha osservato Impagliazzo – non è disperso, esiste. Ma rischia di essere dimenticato”. 

Da qui una serie di proposte concrete:

  • Estendere il tempo pieno e le mense scolastiche, oggi ancora troppo limitate soprattutto al Sud, con una ricaduta positiva non solo sugli studenti ma anche sulla vita delle famiglie, in particolare delle madri per la possibilità di poter lavorare.

  • Facilitare le iscrizioni, affiancando alle procedure digitali anche sportelli fisici e delegando alle "scuole polo" la gestione delle domande tardive e dei trasferimenti.

  • Potenziare l’insegnamento della lingua italiana per i figli di famiglie immigrate di prima generazione, riconoscendolo come il primo strumento di integrazione.