“È stato terribile”. Così Doha, giovane madre di Gaza, riassume il giorno in cui la sua vita è stata spezzata. Nel novembre 2023 un bombardamento ha colpito la sua casa, uccidendo tre dei suoi figli: un maschio, una femmina e il piccolo che portava in grembo. Anche lei è rimasta ferita, perdendo parti del corpo. Il suo racconto, affidato tempo fa a uno speciale di Porta a Porta per il Venerdì Santo, restituiva l’orrore con parole semplici e dirette: “Al primo razzo ho pensato di correre dai miei figli, ma è arrivato subito il secondo. Il soffitto mi è crollato addosso e non potevo più muovermi”.
Con l’aiuto del governo italiano e della Comunità di Sant’Egidio, Doha è riuscita a lasciare Gaza e a raggiungere l’Italia. Ma il cuore restava altrove, tra le macerie della sua città, dove il marito e le figlie vivevano ancora. Tutte le sue preghiere erano per loro. Finalmente, dopo mesi di attesa e paura, quest’estate la famiglia si è ricongiunta. “Ritrovarci è stata la cosa più bella, la più dolce che potesse capitare”, racconta commossa. “Mi sono sentita di nuovo al sicuro, anche se portiamo nel cuore chi non ce l’ha fatta”.
Il marito, Abheth, ha vissuto in prima persona l’inferno della guerra e della fame: “Rischiavo la vita ogni giorno cercando qualcosa da mangiare per le mie figlie. Era il mio unico obiettivo: mantenerle in vita e riuscire a raggiungere mia moglie”. Il suo racconto è fatto di immagini che restano incise: “A Gaza ho visto una quantità incredibile di persone uccise. Quando bombardano, rimangono pezzi di corpo ovunque. Sono scene che non puoi dimenticare”.
Oggi, in Italia, la famiglia ritrova un respiro. Le due figlie, Talia e Nadia, di 10 e 12 anni, non vanno a scuola da due anni. Ora riprenderanno il loro percorso: “Io farò la prima media”, dice Nadia con entusiasmo. “E io la quinta elementare”, aggiunge Talia. Nonostante il dolore del passato, i loro sogni restano limpidi e pieni di speranza: “Vorrei diventare dottoressa”, confida una. “E io maestra”, risponde l’altra.
La loro storia è segnata da una ferita che non si rimarginerà, ma inizia a intrecciarsi con un futuro nuovo. È un cammino difficile, fatto di memoria e di speranza, che ora si gioca tra i banchi di scuola e i piccoli gesti quotidiani di una vita finalmente più sicura.