Non hanno perso tempo, i Giovani per la Pace di Roma, che, subito dopo le giornate del Giubileo, forti del mandato di essere "missionari di speranza", sono partiti verso la Grecia. Destinazione: il campo profughi di Schisto, alla periferia di Atene, che accoglie famiglie arrivate dopo viaggi lunghi e pericolosi da diversi Paesi in guerra - in questo momento soprattuto da Siria e Somalia.
Sono circa 50, per lo più universitari romani. Per alcuni di loro non è un'esperienza nuova, anzi a Schisto si sentono un po' "a casa": conoscono infatti bene alcune famiglie che, per motivi burocratici, sono "bloccate" da anni. Anche quest'anno organizzano attività educative, lezioni di lingua, giochi e gite: un’occasione per costruire amicizie, imparare insieme e scoprire la forza dell'amicizia, che può sbloccare situazioni di marginalità altrimenti destinate a diventare permanenti.
E' il caso di Mohamed (nome di fantasia), somalo di 11 anni, gravemente disabile, arrivato da poco in Grecia con la mamma, che ha affrontato per lui un viaggio pericoloso nella speranza di trovare cure altrimenti impossibili. Alla Summer School, nel campo profughi ha vissuto il suo primo giorno di scuola. E anche la giovane madre, che si sta cimentando con il greco, ha trovato aiuto per la lingua dagli altri profughi. Attorno a questa famiglia si è creata così una piccola gara di solidarietà che ha coinvolto i Giovani per la pace, i bambini, gli ospiti del campo, uniti dalla speranza di cambiare un destino che sembrava già segnato ma che è tutto da scrivere.