OMELIE

Volgiamo lo sguardo al Signore e chiediamo benedizione, custodia, luce, grazia, pace. L'omelia di don Marco Gnavi alla liturgia del Te Deum

Num. 6, 22-27
Gal 4, 4-7
Lc 2, 16-21

 

Cari fratelli e care sorelle,

siamo un popolo in cammino, e come l’Israele biblico, cerchiamo e chiediamo benedizione. Questa supplica è attestata dai salmi, ma qui, nel libro dei Numeri, è Dio stesso che insegna le parole perché si possa ricevere benedizione in lui. Così trasmette a Mosè, perché trasmetta ad Aronne e da Aronne a tutti gli Israeliti, le parole della loro speranza. Le facciamo nostre, pensando a tutti i nostri fratelli, a tutte le nostre sorelle sparsi sulla terra. Le facciamo nostre portando nel cuore l’angustia e la paura dei popoli in ansia per lo scontro fra le nazioni e per l’esposizione alla violenza. Le facciamo nostre pensando a chi non ha protezione altra se non la preghiera, costretto al freddo della solitudine e della miseria. Le facciamo nostre pensando alla Chiesa e alla comunità intera, che Dio ha suscitato perché anche attraverso di lei fosse conosciuto il suo nome e il suo amore.
Queste le parole consegnate da Dio a Mosè: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda la pace. Benedizione, custodia, luce, grazia pace, nelle tante prove della storia di questo popolo e di quanti Dio ha generato perché, liberi dal male,  gli appartenessero. E quanta verità, nelle parole del salmista quando riconosce (Salmo 44, 4): Non con la spada, infatti, conquistarono la terra, né fu il loro braccio a salvarli; ma la tua destra e il tuo braccio e la luce del tuo volto, perché tu li amavi…Tu li amavi.
E questo amore attraversa l’Intera Scrittura e - lo crediamo – è scritto anche nell’anno appena trascorso fra le tempeste della storia presente. È la ragione del nostro Te Deum. Dio ci ha amati e ci ama. Dio non si è ritirato. Ha trovato la via del cuore di molti fra i nostri fratelli e le nostre sorelle, la cui testimonianza è luminosa e splendente. Con loro, in questo tempo di Natale, siamo tutti attratti verso il Signore. Invitati a volgere lo sguardo verso di lui, come i pastori nella notte, senza indugio. Volgere lo sguardo con la Bibbia nelle mani, volgere lo sguardo invocando la sua protezione. Volgere lo sguardo dall’io alla famiglia del Signore.
Presso Maria, con Giuseppe, infatti troviamo il Bambino, il consigliere mirabile, il principe della pace. Un segno universale di pace, nella notte. Un’offerta senza eguali, che fa cantare ai pastori la loro lode e la gloria di questo dono. Un canto simile a quello degli angeli, perché chi dal Natale è rigenerato trova parole e pensieri nuovi per narrare a tutti che è possibile che Dio abiti sulla terra e abiti l’umanità.
Accanto al bambino, ecco Maria, umilissima e giovane, eppure serba tutte queste cose nel suo cuore. Fa spazio in sé all’intero mistero dell’amore di Dio. E così anche noi…Dio ha mandato il suo Figlio perché i nostri debiti fossero rimessi, e imparassimo a rimettere i debiti altrui. Perché nel Natale anticipassimo la vittoria sul male. Paolo afferma siamo figli adottivi, non più orfani, meno ancora schiavi. In un mondo diviso siamo resi fratelli. Possiamo gridare “Abbà padre”, mossi dallo stesso Spirito, che ci vede raccolti e che ci ha guidato sino ad oggi.
È il domani? Se siamo figli, siamo eredi per grazia di Dio. Questa eredità è viva. Preghiamo che dia frutto nelle generazioni più giovani, che dia frutto per disarmare guerra e violenza. La pace, infatti, non è come la dà il mondo, che elimina il nemico e chiama pace il deserto, ma è Cristo stesso, segno di amore totale (Gv 14,27). Che questa eredità viva dia frutto in ciascuno di noi, rendendoci credenti, più credenti e amici di Dio. Che dia frutto perché i popoli si affratellino, dopo tanto sangue e follia. Si, ci benedica il Signore e ci custodisca. Il Signore faccia risplendere per te, per tutti noi il suo volto e ci faccia grazia. Il Signore rivolga a noi il suo volto e ci conceda la pace. Amen