I “martiri” sono una testimonianza disarmata che cambia la storia, proprio perché assume in modo pacifico le storie di tutti. Josif, vescovo del patriarcato di Romania, è stato testimone delle persecuzioni contro i cristiani in Romania: “Il potere temeva la fede cristiana perché essa rispondeva all'odio con l'amore. I martiri della Romania contemporanea sono stati quelli che hanno cambiato con la loro testimonianza il popolo dall'interno proprio attraverso quell'irradiazione interiore della pace divina che è l'amore che cambia il cuore dei persecutori".
Il vescovo cattolico francese Antoine De Romanet ha sottolineato come "il martire sia sempre stato colui che risponde alla tentazione in ogni età rappresentata dal culto degli idoli”, adottando “il rifiuto di sottomettersi alle ideologie e agli idoli correnti che volevano creare un uomo nuovo in un sistema totalitario". In questo senso resistere alla tentazione degli idoli, anche oggi, è un gesto di libertà.
Jean Francois Colosimo ha rilevato come il termine martiri sia stato utilizzato dalle propagande nazionaliste ma oggi essi sono testimoni di una una fede non solo proclamata ma profondamente vissuta.
L’arcivescovo ortodosso siriano Dionysius Jean Kawak invece ha ricordato che i martiri "portano la pace vera anche nei contesti di guerra e persecuzione”, come accaduto nel 1915 con il Seyfo, il genocidio dei cristiani siriaci. Le tenebre possono oscurare il mondo “ma i martiri ci ricordano che la pace non si conquista con la violenza ma con la testimonianza dell'amore" e a proposito degli ultimi anni in Siria e in Iraq ha raccontato che diverse comunità negli anni dell'Isis sono state sradicate e alcuni uomini di religione come due vescovi amici di Sant'Egidio e don Dall'Oglio sono stati rapiti e non sono più tornati alle loro comunità.
Il professor Alberto Melloni ha dato conto di un censimento che riguarda coloro che a causa degli assassini hanno avuto in sorte di morire nel momento di massima solitudine e nel momento di massima offerta di sé.
Sono stati censiti 3500 attentati che hanno causato oltre 20.000 morti in chiese, sinagoghe, moschee e vari luoghi di culto. Melloni ha ricordato che "se siamo tutti figli di Adamo siamo anche un po' tutti i figli di Cano". Ha concluso "c'è un martiriologio comune che deve mettere tutte le comunità religiose in atteggiamento di penitenza e contemplazione".
L'armeno Karen Mirzoyan ha ricordato il dramma della popolazione armena nell'enclave del Nagorno Karabak in Azerbaigian negli ultimi anni, definendola una popolazione martire e bisognosa di aiuto. Molti gli ostacoli per una pace giusta e duratura.
Il teologo Mohammed Esslimani Esslimani ha ricordato Padre Christian De Chergé, priore dell'Abbazia di Tibhirine, ucciso con altri sei monaci trappisti in Algeria nel maggio 1996, che era suo amico e di cui non tralascia mai, da musulmano, di ricordare la testimonianza di dialogo, di amicizia e pace.