SOLIDARIETÀ

“Questo pranzo è una carezza”. I gesti che a Natale spezzano l’isolamento nelle carceri italiane

Si è parlato molto, negli ultimi mesi, della difficile situazione nelle carceri italiane, del sovraffollamento, dell’acuirsi di fenomeni di malessere psichico, dell’inquietante numero di suicidi. Un quadro drammatico che rischia di aggravarsi nella stagione delle feste, quando l’isolamento della detenzione diventa ancora più amaro.
Questa consapevolezza – tanto più concreta perché fondata sull’esperienza diretta di volontari che durante tutto l’anno sono accanto ai detenuti - ha spinto la Comunità ad ingegnarsi affinché la gioia del Natale, con il calore dell’amicizia, potesse raggiungere un numero più ampio possibile di persone detenute,  lenire il dolore di tanti, lontani dai propri affetti, e dare speranza.
E’ stato così che, in 37 carceri italiane, dal nord al sud della penisola, queste settimane sono state segnate da incontri, visite, pranzi che hanno coinvolto qualche centinaio di “visitatori” e in totale quasi 9.000 persone in stato di detenzione.

Il pranzo di Natale è una carezza  

In alcuni istituti (come a Benevento, a Secondigliano e Poggioreale a Napoli, a Marassi e Pontedecimo a Genova, a La Spezia, Novara e Vercelli e altri) i detenuti hanno potuto sedere a tavola per un vero pranzo di Natale, insieme agli amici che li visitano regolarmente e a tanti altri che hanno deciso di condividere con loro le feste. Il cibo buono, il regalo personalizzato, la partecipazione straordinaria di .. Babbo Natale, hanno cancellato muri e divisioni e creato un clima di famiglia. "Questo pranzo per noi è come una carezza- ha detto uno degli “ospiti” del pranzo di Natale - tutti abbiamo bisogno di sentirci amati e di sentire che la nostra vita è degna di essere vissuta anche nei momenti più difficili”.

La fantasia dell’amore 

Altrove si è trovato comunque il modo di far arrivare a tutti la buona notizia, portando nelle sezioni, ad ognuno, un regalo buono, bello e utile con la slitta di Babbo Natale: è stato il modo per festeggiare con i tanti carcerati che la Comunità visita ogni settimana. Tra i regali, più di 1000 i cappelli di lana, fatti a mano, che hanno un “calore aggiunto”: quello del pensiero delle centinaia di mani che li hanno confezionati durante l’anno.
A Roma, le persone della Comunità sono andate cella per cella: hanno consegnato 2600 porzioni di lasagna e ogni detenuto ha ricevuto un dono, il panettone, i dolci di Natale e un biglietto di auguri di Sant’Egidio, con l’immagine del presepe e alcune parole di papa Francesco:  “Coraggio, non smarrire la fiducia, non perdere la speranza, non pensare che amare sia tempo perso!” La cosa più preziosa, hanno commentato in molti, commossi. Alcune centinaia di donne e uomini hanno ricevuto biglietti di auguri inviati loro personalmente da altrettanti anziani romani, come fossero i loro "nonni".
A Rieti, hanno partecipato in 400 a una gigantesca tombolata svoltasi nei corridoi di ogni piano. A Frosinone, il vescovo ha potuto salutare i detenuti che ricevevano la visita dei familiari, in un clima di profonda commozione.

Dalla commozione la speranza

E davvero la commozione è stata la cifra di questo Natale: per i detenuti e per chi li ha visitati, che ha ricevuto parole di gratitudine che restano stampate nel cuore: "Grazie di esserci stato e di esserci sempre. Penso a quanto sarebbe stato difficile se non ci foste voi... porto in tasca la preghiera che mi hai portato, quella che parla di una grande gioia, un sentimento che quasi non ricordavo più. Quella che dice "non temete" e "coraggio". Spero con tutto il cuore di averne".

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