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Voci da Roma contro la Pena di Morte. Nella Conferenza internazionale di Città per la Vita un appello alla moratoria universale delle sentenze capitali

 

 

La Comunità di Sant'Egidio ha organizzato questo 29 novembre, anche quest'anno, la conferenza internazionale "Da Roma al mondo intero. Città per la vita, città contro la pena di morte". Nella splendida cornice della Sala della Protomoteca del Comune di Roma hanno preso la parola esponenti della battaglia, a livello mondiale, contro la pena di morte, ma anche un ex condannato a morte, vissuto nel braccio della morte in Alabama, prima di essere riconosciuto innocente.

Mario Marazziti, della Comunità di Sant'Egidio, nel suo discorso ha messo in luce la gravità e l'inumanità della pena di morte, con particolare riferimento all'introduzione del metodo di esecuzione tramite ipossia da azoto in stati come l'Alabama, il Mississippi e l'Oklahoma. Ha sottolineato la contraddizione di questo metodo, considerato troppo crudele persino per gli animali, ma legalizzato per l'esecuzione umana.  Marazziti ha anche affrontato temi più ampi, come la crisi dei rifugiati e l'aumento delle esecuzioni capitali a livello mondiale, sottolineando la necessità di una giustizia che rispetti la vita e la dignità umana. Ha evidenziato il successo della campagna internazionale contro la pena di morte, ricordando come il numero di paesi che hanno abolito questa pratica sia aumentato significativamente negli ultimi decenni. Infine ha lanciato un appello a nome della Comunità di Sant’Egidio affinchè negli Stati Uniti il presidente Biden commuti tutte le sentenze capitali nel braccio della morte federale degli Stati Uniti.

Gli ha fatto eco Suzana Norlihan Binti Alias, musulmana, attivista contro la pena di morte in Malesia, che ha esplorato le complessità etiche e giuridiche della pena di morte, sottolineando come essa rappresenti un castigo estremo che divide le società e solleva questioni morali profonde, per la sua natura irreversibile e per il rischio di condanne ingiuste, specialmente per le comunità emarginate. Ha sottolineato l'importanza di considerare le storie umane dietro le statistiche, ricordando che dietro ogni numero ci sono vite, famiglie e storie personali. Mettendo in discussione l'efficacia della pena di morte nel combattere la criminalità, ha proposto invece la compassione e la comprensione come veri strumenti di giustizia, sostenendo che programmi di riabilitazione, iniziative educative e giustizia riparativa, in un paese come il suo, la Malesia, dove ancora è in vigore la pena di morte, possono gettare le basi per una riabilitazione sociale completa e una vera deterrenza della criminalità.

Gary Drinkard, esonerato dal braccio della morte in Alabama, ha raccontato la sua storia drammatica: nel 1993, la sua serena vita familiare felice si è trasformata in un incubo a seguito di un'irruzione della polizia nella sua casa, dove è stato trovato in possesso di una piccola quantità di marijuana e ingiustamente accusato di omicidio e condannato alla sedia elettrica. Durante il tempo trascorso nel braccio della morte, Gary ha affrontato la dura realtà del sistema giudiziario, testimoniando la disperazione, la mancanza di fiducia e di speranza, nonché il suicidio e la pazzia di molti suoi compagni di detenzione. Dopo cinque anni, nel 2001, grazie al sostegno di avvocati competenti che hanno dimostrato la sua innocenza, Gary è stato esonerato. Ha sottolineato l'importanza del sostegno ricevuto dagli amici di penna, senza il quale avrebbe perso la ragione. Dopo la sua liberazione, Gary ha cercato di ricostruire la sua vita,e ha deciso di condividere la sua storia per portare alla luce le atrocità della pena di morte. Infine, ha menzionato il caso di Kenneth Smith, un uomo condannato a morte, con il quale si vuole usare l'azoto liquido come metodo. C'è bisogno urgentemente di un'azione collettiva contro la pena di morte, sottolineando che la lotta non è solo per la vita di una persona, ma per la vita di molte persone. Firma l'appello per Kenneth Smith

Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha espresso un forte sostegno alla lotta contro la pena di morte durante l'evento organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio. Sottolineando l'importanza di un impegno costante, ha annunciato l'illuminazione del Colosseo come simbolo di speranza e di difesa dei diritti umani. "Non è solo una giornata commemorativa, ma un impegno civile internazionale," ha dichiarato Gualtieri, evidenziando l'irreversibilità e gli errori giudiziari legati alla pena di morte. Ha invitato tutti a sostenere la moratoria proposta alle Nazioni Unite, enfatizzando il ruolo di Roma come città di pace e di giustizia.

Infine Emile G. R. Nakombo, sindaco di Bangui nella Rep. Centrafricana, ha evidenziato l'importanza di usare il "bene" per spegnere il "male", specialmente quando si ha potere. Descrivendo la crisi nel suo paese, l'ha attribuita a leader incapaci di "spegnere il fuoco" della violenza e del conflitto, piuttosto che a differenze religiose. La situazione è migliorata, ha affermato,  grazie all'intervento della Comunità di Sant'Egidio e alla leadership di un presidente che condivide valori umanitari. ILl'abolizione della pena di morte nel suo paese, è una prova evidente che è possibile anche in situazioni difficili, costruire una società più giusta e compassionevole.

La due giorni di Sant'Egidio prosegue nella giornata del 30 novembre, con l'accensione del Colosseo e di centinaia di monumenti in tutto il mondo per dire Si alla vita e No ad ogni forma di pena di morte.

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