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Nel Burkina Faso colpito dalla violenza terroristica, il programma "Bravo" è una forma di resistenza alla violenza e un argine alla dissoluzione dello Stato

Come tutta la regione del Sahel, da alcuni anni il Burkina Faso vive una condizione di forte insicurezza ed è vittima di frequenti attacchi terroristici di matrice jihadista. Iniziata nel 2016, l'offensiva terroristica ha in un primo tempo colpito luoghi simbolo della presenza occidentale nel paese, come caffè, ristoranti e alberghi della capitale, per concentrarsi poi su azioni finalizzate a minare la presenza dello Stato sul territorio, colpendo scuole, commissariati di polizia e altri simboli dello Stato e delle sue istituzioni. Nel 2022 il paese ha subito due colpi di Stato militari che hanno reso ancora più instabile la situazione politica. Il governo, non riuscendo a mantenere l'ordine, ha armato la popolazione civile, favorendo però in questo modo l'etnicizzazione degli scontri e le violenze private soprattutto nelle regioni di frontiera del Nord e dell'Est, dove proliferano traffici illeciti di uomini e di beni.

Negli ultimi mesi, la situazione si sta ulteriormente deteriorando. Fuori della capitale, nessun territorio può considerarsi sicuro, nemmeno la grande arteria di transito che collega le due principali città, Ouagadougou e Bobo Dioulasso, dove sono stati registrati attacchi anche a ONG che portavano aiuti umanitari.

Le popolazioni terrorizzate si sono spostate alla ricerca di luoghi più protetti. Quasi due milioni di burkinabé – un decimo della popolazione - hanno quindi abbandonato le loro case. I bambini soffrono molto per questa situazione: la metà degli sfollati sono minori e molte scuole, più di 5 mila, hanno dovuto chiudere a causa dell’insicurezza, lasciando un milione di scolari fuori dalle aule.

In questa situazione di disfacimento dello Stato, nonostante la violenza e l'insicurezza siano così in aumento, il lavoro del programma BRAVO! per la registrazione della popolazione allo stato civile, continua anche in mezzo a mille difficoltà. Sono ben 200 gli uffici che non hanno interrotto il loro lavoro. Alcuni di questi hanno dovuto spostarsi in zone più sicure. Il programma infatti sta accompagnando le comunità che si spostano verso aree meno pericolose (come il Centro-Ovest) promuovendo azioni per garantire la sicurezza e la continuità del servizio di registrazione soprattutto alle donne che desiderano registrare la nascita dei loro bambini.

Certo, è difficile mantenere operativi i centri di stato civile. In alcuni casi, gli agenti di "Bravo!" sono stati costretti ad abbandonare le loro sedi, spostandosi verso centri più sicuri. Fuggendo però, hanno salvato i registri e cercato di ricreare nei luoghi in cui sono sfollati gli uffici di stato civile per i rifugiati provenienti dalle loro zone. È una forma di resistenza alla violenza e un argine alla dissoluzione dello Stato, che poggia sulla coscienza che in questi anni di lavoro e di presenza capillare nel paese, il programma Bravo ha creato in tanti operatori e nella popolazione.