Da diverse città d’Italia, più di 70 persone della Comunità trascorrono l'estate a Tirana, Kavaje, Elbasan e in alcuni villaggi del nord del paese, con i malati dell’ospedale psichiatrico e gli anziani e i bambini ricoverati in alcuni istituti per rinnovare un'amicizia che dura da più di 30 anni e che è rimasta fedele anche nel tempo difficile della pandemia.
I primi sono stati gli amici e le amiche con disagio psichico che vivono nelle case di Tirana e di Kavaje. Quest’anno, oltre alla tradizionale vacanza al mare, si sono aggiunti anche alcuni weekend in montagna al Dajti, una zona ricca di boschi. Una gioia particolare è stata l’arrivo, i primi giorni di luglio nella casa rossa di Tirana, di G. ricoverato all’ospedale psichiatrico di Elbasan all’età di 18 anni e rimasto lì per 10 anni perché non aveva né una famiglia né una casa. Negli ultimi due anni 11 persone sono uscite dall’ospedale e accolte nelle case della Comunità, due uomini e nove donne: una di loro, dopo un periodo a Kavaje, è potuta ritornare in famiglia dal marito e dai figli; mentre un’altra ha cominciato a lavorare come aiuto cuoca in un istituto per anziani e, all’inizio di questo mese per qualificare il suo lavoro, ha cominciato a frequentare un corso regionale di cucina a Durazzo.
Sono tante le storie di liberazione, di riscatto e inclusione che abbiamo vissuto insieme nelle "Case rosse". Grazie anche al sostegno e alla collaborazione con il Ministero della Salute di Albania, queste case sono diventate un modello alternativo al ricovero dei malati negli ospedali psichiatrici, ancora presenti nel paese, e soprattutto rappresentano una speranza di vita nuova possibile per tanti altri che aspettano .