“Io resto a casa”. Presentate a Trieste strategie per la domiciliarità degli anziani

 

 

“Io resto a casa”è il titolo di una ricerca, presentata ieri al Circolo della Stampa di Trieste, promossa dall’Associazione Copersamm (Conferenza Permanente per la salute mentale nel mondo) in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio di Trieste e l’Aps Auser di Trieste, presente da remoto, Nerina Dirindin, componente della Commissione Paglia e della Commissione Turco, rispettivamente su anziani e non autosufficienti.

La ricerca è stata illustrata da Giovanna Del Giudice, psichiatra, Presidente della Conferenza Basaglia e dalla sociologa Margherita Bono, nella riunione moderata da Fabiana Martini.

“Io resto a casa” è una accurata analisi della condizione degli anziani a Trieste, anche alla luce di quanto accaduto durante la pandemia.

Sono state esplorate tutte le possibilità che, sul territorio, una persona ha per poter restare a casa. Sono stati ascoltati operatori sanitari e sociali, infermieri, assistenti sociali, volontari, medici e familiari, ma soprattutto le persone anziane, tra cui coloro che la Comunità a Trieste segue da molti anni con fedeltà ed amicizia.

Lo studio ha inteso inoltre promuovere un’azione culturale nella Comunità attraverso la diffusione delle conoscenze acquisite e delle connessioni per la costruzione di una domiciliarità inclusiva e partecipata.

Per Sant'Egidio è intervenuta Isabella D’Eliso, che ha illustrato l’impegno e l’amicizia di Sant’Egidio con gli anziani in tutto il mondo e gli interventi in città, al fine di aiutarli a vivere a casa propria, per vincere l’isolamento ed essere parte viva e partecipe della comunità.

In particolare è stata richiamata l’esigenza del superamento dell’istituzionalizzazione; la necessità di una rivoluzione copernicana del modello culturale, che ad oggi pone gli anziani ai margini.