L’incontro e il dialogo tra i timorati di Dio è l’inizio di una nuova civiltà: la riflessione di Marco Impagliazzo sul Documento della Fratellanza Umana di papa Francesco e Al Tayyeb

Nel terzo anniversario dell'incontro di Abu Dhabi

3 febbraio 2022 - Santa Maria in Trastevere - Anniversario della giornata per la Fratellanza Umana

Malachia 3,16-18

16Allora parlarono tra di loro i timorati di Dio. Il Signore porse l'orecchio e li ascoltò: un libro di memorie fu scritto davanti a lui per coloro che lo temono e che onorano il suo nome. 17Essi diverranno – dice il Signore degli eserciti – mia proprietà nel giorno che io preparo. Avrò compassione di loro come il padre ha compassione del figlio che lo serve. 18Voi allora vi convertirete e vedrete la differenza fra il giusto e l'empio, fra chi serve Dio e chi non lo serve.


Meditazione di Marco Impagliazzo


Sorelle e fratelli,
abbiamo ascoltato le parole del profeta Malachia. Sono parole che ci guidano a riflettere sul dialogo e la fraternità tra i credenti, ma anche tra i credenti e i non credenti, di ogni popolo e nazione. E le leggiamo oggi, mentre ricordiamo il terzo anniversario del documento di Abu Dhabi sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, sottoscritto da papa Francesco e dal grande imam Tayyeb.
Lo stesso profeta aveva affermato: «Dall’Oriente all’Occidente grande è il mio nome tra le genti». E ora dice: «Parlarono tra di loro i timorati di Dio».
Dunque, il profeta ci parla di un dialogo, un dialogo che nasce tra i timorati di Dio, che nasce tra i popoli dell’Oriente e dell’Occidente nel nome di Dio. Questo dialogo abbraccia le nazioni e suscita compiacimento nel Signore, che porse l’orecchio e li ascoltò. Anzi, questo dialogo è addirittura visto come un atto di devozione verso lo stesso Signore.
Sono parole importanti del profeta e le sentiamo come una grande intuizione anche per il nostro tempo. Gli uomini, le donne, i popoli, le nazioni, le religioni, quando dialogano, quando si parlano, quando cercano le vie della fraternità, provocano compiacimento nel Signore. Questo è quello che ci dice il profeta.
E nel documento della Fratellanza, proprio nel suo incipit, è scritto: «La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare. Dalla fede in Dio, che ha creato l’universo, le creature e tutti gli esseri umani – uguali per la Sua Misericordia –, il credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere».
Così le parole del documento sulla fratellanza. E allora la parola del profeta che abbiamo ascoltato in un certo senso ci conforta nell’anniversario di un tale evento, che è stato assunto come evento anche dall’assemblea delle Nazioni Unite, che ricorda proprio il giorno della Fratellanza Umana.

Un evento che per la nostra Comunità è un passo in più in quella via aperta ad Assisi nel 1986. E ricordando il documento di Abu Dhabi non possiamo non pensare al cammino che da Assisi ha portato fino ad oggi, fino allo scorso incontro di Roma al Colosseo. Più passano gli anni e più sentiamo come l’incontro nello spirito di Assisi è stato una vera profezia, una profezia per il mondo e per il nostro tempo.
Così come il testo dell’accordo sulla Fratellanza Umana è un testo di grande intuizione, sottoscritto poco prima che giungesse la pandemia e quindi levigato in questi anni dalla sofferenza di popoli, di persone, di uomini e di donne, e attraverso questa sofferenza, la sofferenza di questi anni, abbiamo capito meglio, e forse abbiamo capito, come la fraternità, la fratellanza, sia l’unica via per uscire, sia l’unica via per salvarsi insieme. Così come Assisi, quelle religioni non l’una contro l’altra ma l’una accanto all’altra nel dialogo sincero per la pace, nella scia di quello che Malachia ci dice questa sera.
L’incontro e il dialogo tra i timorati di Dio è l’inizio di una nuova civiltà, quella del vivere insieme nella fraternità e nella pace. Ed è impressionante che nella parola che abbiamo ascoltato si parli di un libro di memorie che fu scritto per coloro che lo temono e onorano il suo nome. È stato scritto un libro, è stato scritto un documento che resta come una memoria comune sulla via della fraternità.
Il nostro mondo oggi ha tanto bisogno di fraternità. Ne ha bisogno per trovare vie comuni, come dicevo, per uscire dalla crisi indotta dalla pandemia, che non ha toccato un solo popolo ma tutti i popoli, chiamati ora a essere fratelli per cercare soluzioni. Ha bisogno di fraternità, mentre tanti popoli e nazioni non hanno ancora trovato la via per vivere insieme nella pace, anzi, rischiano di vivere in un inferno perché non trovano la strada del dialogo e dell’incontro. Di fraternità c’è bisogno poi perché ogni uomo e ogni donna vedano rispettata la loro dignità.
Nell’umiltà della nostra vita e della nostra storia ci sentiamo legati profondamente a tutto questo. Allo spirito di Assisi, e siamo impegnati a farlo crescere in ogni parte del mondo, al documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune.
In questi anni il mondo è tanto cambiato, ma la domanda di pace e di fraternità è forte in tante parti. È la domanda che ci parla del bisogno di una società in cui ci si riconosca finalmente come fratelli e sorelle. E in questo senso i timorati di Dio possono essi per primi riconoscersi fratelli e sorelle e lavorare per una società in cui si possa vivere insieme nella pace, nella fraternità, nel rispetto della dignità di ciascuno.
Questa è la nostra speranza ed è la nostra preghiera di questa sera.