"La memoria di Dio è amore vivo, che ci coinvolge". Omelia di don Marco Gnavi nella celebrazione di Tuttii Santi

 

 

Liturgia di Ognissanti
Omelia di don Marco Gnavi

Ap. 7,2-4.9-14
Salmo 23 (24)
1 Gv 3,1-3

Mt, 5,1-12


Cari fratelli e care sorelle,
siamo raccolti con tenerezza e fede, nella solennità di tutti i santi, custodendo nel cuore la memoria cara dei defunti,
qui a S. Maria in Trastevere, in questa Liturgia nella quale si intrecciano la speranza e il dolore, la morte e la vita, la malattia e la luce del Vangelo. Vedendoci stretti gli uni agli altri, speriamo si possa dire di noi: ecco la generazione che cerca il volto di Dio, il volto del Dio di Giacobbe. Non perché siamo migliori, ma perché siamo parte di un popolo, convocato dal Signore Gesù, oggi, nel tempo straordinario della pandemia, come in anni lontani. Siamo stupiti e grati perché il suo cuore palpita e trepida con il nostro, aprendoci alla sua speranza.
Il Signore ci viene incontro e sostiene e trasforma la nostra memoria, tanto umana e fragile, bisognosa di segni. La memoria, infatti, nutrita e accesa dalla fede, non cerca solo il passato, ma ama nel presente e prepara il futuro. Si accenda come la fiamma che prende vita dal cero pasquale, scalda il cuore e si rafforza comunicandosi.  A questa luce, noi vediamo la luce. Vediamo il volto di Gesù. Vediamo il volto dei sofferenti. Vediamo venirci incontro il Regno, popolato di Beati e di Santi, di fratelli e di sorelle.

La vita di chi ci ha lasciato è stata assorbita in Dio. Il nome di ciascuno vive nella sua misericordia. Non è dimenticato: la memoria di Dio infatti è amore vivo, e questo amore ci coinvolge.
Così la nostra vita non appartiene più solo a noi, ma è partecipe di un disegno di amore che vuole vincere la morte. Questa è la santità: è l’offerta, accolta e non rifiutata, a vivere non più per se stessi, ma con Gesù, per gli altri. Questa offerta ci segna nel profondo: come il sigillo sulla fronte di cui parla S. Giovanni nel Libro dell’Apocalisse. Ci rende riconoscibili. Ci rende nuovi e ci trasforma. Trasforma e soccorre chi è nel pianto, chi è affamato e assetato di giustizia, chi è ferito nel corpo dall’infermità. L’amore imprime un sigillo che dice: la tua vita è preziosa. Non può andare perduta. Non è anonima. È degna dell’amore di Dio e dell’amicizia degli uomini.
La Bibbia (Il Cantico dei cantici) dice che l’amore è forte come la morte. Come la protesta di Dio, di fronte all’anonimato delle migliaia di persone inghiottite dalla pandemia. E la sua protesta è: accogliere, non dimenticare, lottare per loro e per i viventi di oggi. È mite e pacifica, ma è forte. I suoi testimoni sono i misericordiosi, gli operatori di pace, i poveri in spirito. Sono una moltitudine. Di ogni lingua e paese, a cui di giorno in giorno, si aggiungono donne e uomini, che cominciano a gustare la gioia della Beatitudine.
I testimoni di questa protesta mite, forte e pacifica, sono gli ultimi, ai quali è restituito il diritto alla vita, alla dignità, alle cure. E, mentre fiorisce la consolazione, fioriscono anche la giustizia e l’umanità.
Scrive ancora l’apostolo Giovanni nella sua Prima lettera, "Chiunque ha questa speranza in lui, in Gesù, purifica se stesso". Purifica se stesso dal pensiero corrente, dalla paura di amare, dalla solitudine indotta dalla pandemia. E si apre al domani. Non lo possiederà. E nessuno lo conosce. Ma lavorerà e pregherà perché sia migliore per tutti.
Se la morte fa parte della vita e vuole rendere tutti orfani, noi tuttavia, insieme ai santi, ai Beati, ai nostri fratelli e sorelle la cui vita è ora nella comunione piena e misteriosa con Dio,  possiamo confessare: vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Lo siamo nel nostro pellegrinaggio terreno, lo saremo oltre il pellegrinaggio terreno, e in modo pieno e definitivo nel Regno. Ciò che saremo, certo, non è stato ancora rivelato. Forse lo intuiamo: finalmente generosi, liberi da ogni male, in comunione piena gli uni con gli altri, e il nostro volto sarà un riflesso del volto di Gesù.
Ma sin da oggi, la Parola di Dio parla, il nostro cuore crede, le nostre mani si tendono, con quelle del nostro Signore,  verso i fratelli e sorelle che lui ci dona. Così poco alla volta la sua vita immortale e senza confini entra nella nostra, tratta dalla terra e limitata.
Quanto è grande il tuo amore per noi o Signore! Le nostre voci si uniscono al canto della Chiesa celeste degli angeli, e proclamano con i santi e con i poveri, prediletti fratelli tuoi: “Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen”.

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