La speranza ritrovata: i profughi di Lesbo accolti in Italia con un corridoio umanitario di Elemosineria Apostolica e Sant’Egidio

 

 

Ritrovare la speranza. Dopo averla tenuta stretta a sé nelle difficoltà dei pericolosi viaggi compiuti dai migranti, la si può perdere dietro le grate di un campo profughi, come quello di Moria a Lesbo.
L’arrivo, intorno alle 10, all’aeroporto di Fiumicino di 33 richiedenti asilo - tra i quali giovani e famiglie con minori ed anziani dell'Afghanistan, donne del Camerun e del Togo, che hanno vissuto mesi nel campo di Moria - sono un segnale per l’Europa. “I corridoi umanitari sono un inizio di un processo che vogliamo europeo e largo, condiviso da tutti i Paesi europei. Ringrazio i governi italiano e greco che hanno dato una svolta profonda per il primo corridoio dall’isola di Lesbo e che dà una svolta a tale processo, complicato” ha detto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che prima di Pasqua si era recato a Lesbo, incontrando una situazione di estrema difficoltà, di un’umanità ferita.  “Sarete ospiti dell'Elemosineria del Papa e di Sant’Egidio, come in casa, in famiglia, per cominciare una vita nuova e vi saremo vicino” ha continuato, ricordando la collaborazione con il cardinale Konrad Krajewski, per fare in modo che nascesse un segno di speranza dal viaggio del papa a Lesbo nel 2016, non un episodio ma un inizio.
Apriamo, a cominciare da me, le nostre canoniche, i conventi, i monasteri per ospitare ognuno almeno una famiglia dei campi profughi di Lesbo, per poterli svuotare tutti”, ha detto l’Elemosiniere apostolico Krajewski, ricordando l’appello di papa Francesco, e avendo accompagnato i nuovi arrivati durante il viaggio dopo aver visitato i profughi accampati fuori l’hotspot di Moria, in condizioni sempre più difficili, con l’inverno alle porte.
Per i nuovi arrivati, e gli altri 10 che arriveranno nei prossimi giorni, comincia una vita nuova, un percorso di integrazione e solidarietà che dà seguito alle iniziative che quest’estate Sant’Egidio ha organizzato sulle isole di Lesbo e Samos. All’aeroporto di Fiumicino l’accoglienza è stata festosa e commossa, con i volontari delle iniziative estive, e con alcuni degli stessi rifugiati che nel giugno del 2016 giunsero da Lesbo a bordo del volo di rientro con Papa Francesco.