After the flood. Il Malawi dopo il ciclone Idai

L'aiuto del programma DREAM di Sant'Egidio

Ricordiamo ancora quel terribile 4 marzo, quando il ciclone tropicale Idai si è abbattuto sull’Africa centro-orientale. Forti venti, piogge e inondazioni hanno colpito Malawi, Zimbabwe e Mozambico, uccidendo più di mille persone. A distanza di mesi, i danni causati dal ciclone continuano a farsi sentire. La Comunità di Sant’Egidio ha risposto attivamente all’emergenza sia in Mozambico, soprattutto nelle zone vicine a Beira, che in Malawi. Qui l’impegno si è intensificato molto nella seconda fase di assistenza alle famiglie colpite da Idai e si continua ad aiutare i moltissimi che stanno lottando per la loro sopravvivenza, specialmente nelle zone di Nsanje e Chikwawa. Persone che hanno perso tutto, dalla famiglia alla casa, dai terreni al bestiame.

L’economia del Malawi dipende quasi esclusivamente dai prodotti agricoli, principalmente mais. La sicurezza alimentare è una continua sfida quando si passa dalla siccità alla tempesta. Piogge regolari aiuterebbero il Paese a garantire cibo sufficiente per la sua gente e per l’agroindustria, ma purtroppo sono una rarità.
Quest’anno, a causa delle forti piogge causate dal ciclone nei distretti di Nsanje, Chikwawa, Thyolo, Mulanje, Chiladzulu, Phalombe, parti di Zomba, Balaka e Mangochi, la situazione è molto peggiorata. A Nsanje, una delle aree più colpite, si è aggiunta l’esondazione del fiume Shire che ha distrutto case, campi e proprietà, ucciso persone e bestiame. Tantissimi i profughi, accampatisi nelle scuole pubbliche rimaste in piedi, istituti o campi da calcio dove potevano costruire delle capanne di paglia.  Ed è proprio in questa zona estremamente bisognosa che si è concentrato l’aiuto di DREAM e della Comunità. (Continua a leggere)

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