SOLIDARIETÀ

Due anni di guerra in Sudan, la più grave crisi umanitaria in atto

Il 15 aprile 2023 iniziarono i bombardamenti di Khartoum. La Comunità di Sant’Egidio a fianco della popolazione con invio di aiuti umanitari e iniziative diplomatiche per la tregua

 

Nel 2019, dopo la caduta non violenta del regime di Omar al-Bashir, il Sudan sembrava avviarsi verso una transizione democratica, che però rimase incompleta. Nell'ottobre 2021 l'arresto del primo ministro Abdalla Hamdok e la nascita del governo a guida del generale Al Burhan scatenarono tensioni con le Rapid Support Forces (RSF) del generale Hemedti, fino il 15 aprile 2023, quando venne coinvolta con pesanti bombardamenti la capitale Khartoum, e iniziò la guerra civile.

I civili sudanesi sono stati duramente colpiti da questa guerra. In Sudan, su circa 50 milioni abitanti, 10 milioni sono sfollati interni, 3 milioni invece nei Paesi limitrofi, soprattutto Egitto, Ciad e Sud Sudan. Quasi due terzi della popolazione sudanese necessita di assistenza umanitaria, compresi i 16 milioni di bambini. L’insicurezza alimentare è particolarmente acuta, con condizioni di carestia confermate in varie aree del Paese, e migliaia di persone a rischio fame. La mortalità infantile in alcuni campi di sfollati è altissima. A causa della guerra, un'intera generazione sta crescendo senza accesso all'istruzione e alla sanità. I combattimenti tra l’esercito regolare e lo RSF rendono molto difficile la consegna di aiuti umanitari da parte della comunità internazionale.
 
La Comunità di Sant’Egidio, legata al popolo sudanese da anni di amicizia, sostiene gli sfollati interni, sin dall’inizio della crisi, con la distribuzione di cibo nello stato di Dongola, con l'invio di aiuti umanitari nei campi profughi in Ciad e Sud Sudan e si è impegnata direttamente nell’evacuazione delle suore salesiane intrappolate per più di un anno sulla line del fronte a Khartoum. La Comunità inoltre non si rassegna alla prosecuzione del conflitto, rilanciando il negoziato tra le parti e chiedendo che venga garantito l’accesso della popolazione agli aiuti umanitari e l’accoglienza di famiglie vulnerabili in fuga dalla guerra attraverso i corridoi umanitari.