In questi giorni si sono svolte a Berlino due manifestazioni promosse dai Giovani per la Pace. La prima si è svolta nella centrale Hermannplatz, nel quartiere multietnico di Nuekoelln, dove Sant'Egidio da oltre dieci anni lavora con la Scuola della Pace per l'inclusione dei bambini immigrati e contro ogni discrimanazione. La seconda ha avuto luogo nel quartiere berlinese di Hohenschönhausen, nei pressi di un campo profughi dove i Giovani per la Pace hanno dato vita dal 2016 ad un'altra Scuola della Pace.
La manifestazione è stata promossa per a dire no a muri, separazione e paura e riaffermare la bellezza del vivere insieme.
Le Scuole della Pace insegnano la grammatica del vivere insieme nella diversità, a costruire ponti verso l'altro. Ottanta anni fa, nel 1938, le leggi razziali promulgate a Norimberga nel 1935 subirono un ulteriore stretta ispirandosi alle leggi razziali italiane. I bambini considerati "non ariani" furono totalmente esclusi da ogni scuola ed insegnamento. E' stata la premessa dello sterminio di tanti bambini. Nel corso della manifestazione, ricordando questo tragico passato, si è affermato con forza che nessuno può essere escluso e che la scuola deve essere un luogo di inclusione e non di separazione.
Migliaia di persone si sono fermate ad ascoltare le testimonianze dei bambini della Scuola della Pace, di 25 nazionalià, dei giovani di Sant'Egidio e la musica della band Youth for Peace. La testimonianza di Parinaz, una bambina afgana, che ha raccontato la sua storia, ha colpito tanti. La Germania considera oggi l’Afghanistan un paese sicuro, rimpatriando forzatamente persone ormai integrate verso un futuro ignoto e pieno di rischi. Ha detto la piccola Perinaz: "In Afghanistan c'è la guerra. Mio zio è stato ucciso e la nostra casa bruciata. Se non fossimo fuggiti saremmo tutti morti. Mi auguro che in questo mondo nessuno venga escluso. Che tutti i senza tetto ricevano un tetto. Impegniamoci tutti per la pace". Dalla manifestazione è giunto un messaggio forte: "costruiamo ponti e non muri!".