Il 20 novembre del 1989, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvava la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rigths of the Child), ratificata dall’Italia nel 1991, esattamente 25 anni fa.
Era la prima volta in cui, cercando di armonizzare differenti esperienze culturali e giuridiche, venivano affermati in forma coerente i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti i bambini e a tutte le bambine del mondo.
La Convenzione è rapidamente divenuta il trattato in materia di diritti umani con il maggior numero di ratifiche da parte degli Stati. Ad oggi sono ben 196 gli Stati parti della Convenzione.
Eppure c’è ancora tanta strada da fare per affermare i diritti dei bambini.
Dalla sua nascita, la Comunità di Sant’Egidio ha avuto a cuore i più piccoli, e ha lavorato per affermarne i diritti rispondendo, di volta in volta,alle sfide poste dalle realtà complesse e difficili con cui si incontrava. Nei nostri programmi per l’infanzia, c’è la risposta a tanti diritti ancora negati. Oggi, nella Giornata dei Diritti dell’Infanzia, ne ricordiamo alcuni:
Non più invisibili!
L’articolo 7 della Convenzione dei diritti del fanciullo afferma che esso debba essere “registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi”.
In realtà i dati Unicef del 2013 parlano di un terzo di bambini non registrati nel mondo (circa 230 milioni). Un numero immenso di minori cui è negato un diritto fondamentale, che li priva dell’accesso all’istruzione, ai diritti civili e li rende facilmente vittime di abusi, di schiavitù, di traffico di esseri umani.
Per questo la Comunità di Sant’Egidio ha dato vita al programma BRAVO (Birth Registration for All Versus Oblivion) attivo in Burkina Faso, in Mozambico e in Malawi.
In questi paesi il programma di sant'Egidio aiuta concretamente la ristrutturazione del serivzio di registrazione anagrafica, crea centri di iscrizione itineranti per raggiungere areee remote e sta sottraendo così all'anonimato milioni di persone. Per saperne di più visita il blog "Bambini invisibili".
I numeri del Programma BRAVO! della Comunitàdi Sant'Egidio >>
Il diritto alla salute
Art. 24: Tutti i bambini hanno il diritto di godere di buona salute. A tale scopo devono poter bere acqua potabile, vivere in un ambiente salutare e ricevere cibo, vestiti e cure mediche adeguate.
Il programma DREAM ha cura della salute dei bambini africani, perché possa crescere una generazione libera dal virus dell’HIV e dalla malnutrizione.
Per questo, accanto a un piano di cure per la prevenzione della trasmissione madre bambino del virus, che ha permesso a più di 60.000 bambini di nascere sani da madri malate. Per saperne di più visita il sito del programma DREAM.
Inoltre i Centri Nutrizionali della Comunità accolgono ogni giorno migliaia di piccoli per garantire loro una crescita sana con un’alimentazione adeguata.
La scuola
Art 28: tutti i bambini hanno il diritto di ricevere un’istruzione
Uno dei diritti negati dei bambini, a cui la Comunità di Sant’Egidio, sin dalle sue origini, ha voluto rispondere, è il diritto all’istruzione.
Oggi, in 73 paesi del mondo le Scuole della pace sono un luogo dove in maniera volontaria e gratuita, decine di migliaia di bambini, nelle aree spesso più svantaggiate del pianeta, ricevono gratuitamente sostegno scolastico ed educazione ai principi della pace e della convivenza, accompagnati da operatori volontari della Comunità. Per saperne di più
Una storia dalla Sicilia
Lei è Khadi, bellissima vero? Oggi ha diciotto anni, va a scuola e frequenta la Comunità di Sant'Egidio. I suoi genitori sono senegalesi e lei appartiene a quella che oggi viene chiamata "seconda generazione". Ovvero è figlia di immigrati che hanno deciso di vivere in Italia. A Catania. È una ragazza sveglia, gentile intelligente e sensibile.
Aveva otto anni quando l'abbiamo conosciuta alla Scuola della pace.
Khadi è sempre stata sin da piccola una "sicilianazza", amante degli arancini, delle granite, integrata sin da subito, aiutava i bambini più piccoli a fare i compiti.
Khadi, figlia di Catania, tifosa della squadra di calcio, amante del cibo siciliano, brava a scuola e integrata con i compagni. Una bambina italiana, figlia di stranieri, direste voi. Non è così? Purtroppo no. Ancora in Italia non è così. La carta di identità di Khadi nascondeva un'ingiustizia: la sua cittadinanza era quella senegalese. Non che ci sia nulla di male a conservare il ricordo della provenienza dei genitori, ma affermare che Khadi non è cittadina italiana è un falso! Ricordiamo le nostre arrabbiature affinché non parlasse il dialetto siciliano, come può non avere la cittadinanza italiana?
Un giorno a scuola della pace un giovane che frequentava la comunità da poco le chiese: da dove vieni?
E lei con la sua furba innocenza rispose: da Catania e da dove sennò? Poi il dolore, quando scoprì che i suoi documenti dicevano altro rispetto alla sua persona. Perché non sono italiana? Io sono Italiana. Le rispondemmo tranquillizzandola: tu non solo sei italiana; sei nostra!
A proposito: Khadi ha compiuto 18 anni e non deve fare più trafile burocratiche perché tra festa, affetto e gioia è diventata cittadina italiana. Finalmente anche lo Stato ha riconosciuto quello che le dicevamo sin da quando era piccola: Khadi è nostra, è una italo-senegalese, che fa tanto bene all'Italia!
E dalla Cambogia
"Mi chiamo Cuong, ho 27 anni, vivo a Phnom Penh in Cambogia. Sono nato nel distretto di Takhmao, nella provincia di Kandal.
I miei genitori sono morti quando ero piccolo ed ho vissuto tutta la mia infanzia a casa di mio zio. Ho iniziato a frequentare la scuola ma...(continua a leggere)