'Padova: città aperta e inclusiva'. Non solo un convegno, ma una sfida e una prospettiva su cui confrontarsi

 

 

All’interno della splendida cornice dell’Orto botanico, si è tenuto il convegno dal titolo "Padova: città aperta e inclusiva". La partecipazione larga tra il pubblico di rappresentanti della società civile e di tanti cittadini ha mostrato il bisogno di ragionare insieme sulla Padova del presente e del futuro. C’è una visione sulla città? La sfida di vivere insieme non può realizzarsi se non con una risposta corale. Servono occasioni di confronto e di dialogo, che mettano insieme le tante energie della città: il centro, le periferie, l’università, l’imprenditoria, i giovani e gli anziani, gli italiani e i ‘nuovi europei’.

Le città oggi sono molto cambiate: servono nuove lenti per mettere a fuoco i cambiamenti in atto. Quale modello per Padova? – si è chiesto il filosofo Umberto Curi: il modello della polis, fondato sulla stirpe come criterio rigido di appartenenza, oppure il modello della civitas romana, inclusiva, dinamica, che tende alla crescita e all’espansione? Se lo scenario del mondo è sempre più globale, la soluzione non può essere la chiusura: le città si devono ripensare, ha osservato Daniele Marini, sociologo dell’Università di Padova, per ricostruire in termini nuovi la fiducia, la coesione e l’integrazione tra i suoi abitanti, mentre si assiste con preoccupazione al rarefarsi delle reti di relazioni.
Bisogna capire di più la città, comprenderla nelle pieghe della vita: Alessandra Coin, della Comunità, ha proposto allora di rovesciare la prospettiva consueta e di guardare la città dalle periferie, geografiche ed esistenziali. A partire dalle domande di futuro dei poveri, Padova può rigenerarsi. C’è ad esempio il grande tema degli anziani. I dati proposti dal demografo Gianpiero Dalla Zuanna hanno mostrato l’impatto dell’invecchiamento demografico: nel 2035 la componente prevalente della città sarà quella delle persone ultra sessantenni. Non si deve cedere tuttavia al pessimismo: Padova può essere ancora attrattiva anche dal punto di vista professionale per i giovani, che oggi vi frequentano l’università, come ha evidenziato Gianni Potti di Confindustria, e deve raccogliere la sfida dell’accoglienza e dell’integrazione dei ‘nuovi europei’. Ma il continente anziani non va considerato come una zavorra: Monica Mazzucato della Comunità ha rinnovato l’appello per una alleanza tra le generazioni e per soluzioni intelligenti che favoriscano la piena partecipazione degli anziani alla vita cittadina. C’è soprattutto da ereditare il grande patrimonio della città: la lunga tradizione di solidarietà, secondo Guglielmo Frezza, direttore del settimanale diocesano “La Difesa del Popolo”; la figura di Sant’Antonio, che può essere il legante buono di una città che ha bisogno di riscoprire la sua dimensione comunitaria, per il direttore de “Il Mattino” Paolo Possamai. E’ il tempo delle scelte, ha concluso Roberto Papetti, direttore de “Il Gazzettino”: Padova deve darsi una missione, riconoscendosi ad esempio come centro scientifico e culturale. E’ stata una giornata di ascolto per capire Padova, secondo una visione larga e complessiva. Molti, tra i presenti, hanno auspicato che vi siano presto nuove tappe di confronto, per coltivare il sogno di una città aperta e inclusiva.